Questa statuina ha una plasticità e altre caratteristiche insolite per l’arte fittile di epoca Tang: è possibile che sia stata plasmata a mano libera. L’uomo è raffigurato seduto, con la gamba destra accavallata in orizzontale e la sinistra allungata lateralmente. Il torso e la testa, ruotati a destra, aumentano la tensione dinamica del modellato. Le braccia sono ripiegate con le mani alzate a pugno davanti al petto. Del volto dell’uomo, sicuramente uno straniero, si vedono le folte sopracciglia e i grandi occhi sporgenti dal taglio occidentale, con pupille penetranti. Il naso aquilino è parzialmente coperto da un velo triangolare, parte integrante di un tipo particolare di copricapo fasciante, annodato sopra la fronte in una protuberanza bipartita. La nuca è coperta da un altro drappo triangolare. Ai lati del capo spuntano nastri pendenti che dovevano servire a bloccare il tessuto così ripiegato. L’uomo indossa una veste composta da una camicia a girocollo, pantaloni lunghi e scarpe a punta rialzata. La camicia ha la chiusura sulla destra, gli spacchi laterali e le maniche svasate con drappeggio morbido. Sulla schiena è visibile una cintura, decorata con tre applicazioni ovali (borchie?).
L’interpretazione di questo personaggio è enigmatica, se non altro per l’assenza di pezzi di confronto. Secondo una interpretazione corrente, rappresenterebbe un viaggiatore seduto sul dorso di un animale, con le mani che trattengono le briglie: il copricapo, di foggia indubbiamente straniera, proteggerebbe dalle intemperie del viaggio. Secondo un’altra ipotesi, formulata da M. Pacini e F. Grenet, si tratterebbe invece di un sacerdote zoroastriano intento a officiare il rito del fuoco: la bocca sarebbe allora coperta dal copribocca rituale che preserva il fuoco dal respiro impuro. La posizione ricorderebbe quella del ministro di culto accovacciato nell’atto di prendere in mano i fasci di ramoscelli, la cui manipolazione interveniva in alcuni rituali.
Details