TECNICHE/MATERIALI
puo tanto prenderle per buone, per-
ché sono poi quelle che determinano.
Determinano la realizzazione e anche
quella che si chiama fruizione, cioè
lo scambio. Il medium è determinato
proprio dalla tecnica operativa, e que-
sto è un problema. Allora il problema
si sposta dall'esperienza all'operazio-
ne con cui può essere fatta l'espe-
rienza. lo mi sono accorto per es. con
i vetri: sí, io usavo questo materiale
perché mi funzionava bene, poi mi
sono accorto che pensavo una cosa
e la pensavo con quel materiale. Con
tutte le scuse. con tutte le ragioni
possibili e immaginabili. Posso anche
dire adesso che il vetro, per quel-
l'operazione, era il miglior materiale,
ma questo era relativo solo al mio
pensare. Ora, quello che io volevo
concretizzare poteva avere un limite
proprio nel mezzo con cui veniva
concretizzato. Perché si crea un mec-
canismo tra mezzo e operatore che
tante volte lo trovo é estremamente
vincolante. Cioè quando vedo che uno
continua per anni o per un periodo a
usare un certo mezzo, temo che ci sia
una sclerosi tra sé e quello che gli
capita. Lavora sulle variabili: come il
tecnico di officina il quale diciamo
magari è un mago quando individua
delle soluzioni per certe cose a cui
altri non avevano trovato soluzione.
Però non uscirà mai da un certo li-
mitato settore di deduzioni o di SCO-
perte. Lavora con maggiore o minore
elasticità, però sempre nell'ambito di
certe convenzioni o di certe abitudini
metali. A me preoccupa molto questo
fatto, cioè vedere come l'esperienza
accumulata si trasformi in macchina
operante, non so
D. Si, questo è un dubbio cosi car-
tesiano, proprio il dubbio massimo
che può venire a proposito della rea-
lizzazione di un'idea, ossia a propo-
sito della tecnica, che certo dopo
uno fa una piccola pausa. La posizio-
ne più interessante, a questo propo-
sito, mi è sembrata quella di chi av-
verte il pericolo e cerca intuitivamen-
te di ovviarlo il più possibile, ammet-
tendo sempre che il problema sia ov-
viabile... In realtà questo passaggio
dell'operazione artistica è un tabú e
come tale viene trattato.
R. SI, d'accordo, pero rimane il
fatto che accettare l'ovviabilità di una
situazione senza porsi il problema ti
riduce proprio a non ovviarla per
niente. lo adesso sta facendo un'ope-
razione propedeutica piú che altro.
però c'è questo: senti che quando la
cosa rimane li finita, definita, pro-
prio questa sua ovvietà ti garantisce
solo delle operazioni gratuite. Lavori
solo in un certo contesto culturale e
il contesto culturale alla fine deter-
mina la cosa.
Il problema è vedere che cosa ope-
ra, in che cosa consiste realizzare
una cosa. Forse il problema della
tecnica è solo il problema del limite
tecnico. Uno a un certo punto mette
fuori una cosa, la estranea da se
stesso, la rende portabile di qua e
di là, la rende sfruttabile in un modo
o nell'altro, la rende vendibile, la ren-
de... E tante volte finisce cosí, cioè
la tecnica operativa finisce col ridur-
re la propria manifestabilità perché
trovi che puoi manifestarti solo in un
contesto in cui tale operazione sia
sfruttabile. E allora vedi che ci sono
delle tecniche operative, i postulati
delle quali sono di un'ampiezza sba-
lorditiva, poi si concretizzano in mo-
duli di uno squallore sbalorditivo.
Il problema tecnico può essere pro-
prio questo, di riuscire a individuare
uno sviluppo che non sia riducibile,
Allora io non so, forse sono nel mo-
mento peggiore per poter parlare in
via concreta di uno sviluppo, perché
ho tutto quest'anno dietro di tautolo.
gie, sai, in cui si dice con questo si
chiude, con questo si chiude..." spe-
rando che a un certo punto veramen-
te si chiuda, ecc.
PIETRO CONSAGRA
R. La mia scultura è frontale per-
che nasce da considerazioni tecniche
di semplificazione dal punto di vista
costruttivo e dei materiali, ma soprat-
tutto perché nasce dal concetto di
Spazio Differente. Differenziare lo spa-
zio frontale da quello centrale è stato
per me una presa di coscienza dei
problemi sociali, un mio modo di dire
che non credevo in niente. Gli ele-
menti plastici ridotti al piano, ad una
semplice sovrapposizione di piani so-
no stati la conseguenza tecnica del
mio rifiuto alla plastica modellata ri-
solvendo con la minima spesa una
scultura fatta di metallo leggero, stri-
sce di legno o di ferro.
D. C'è uno squilibrio tra le esigen-
ze del tuo lavoro e quello che l'in-
dustria ti fornisce?
R. Sono per l'informazione continua
dell'artista con quello che la SO-
cietà offre da un punto di vista tecni-
co, sia riguardo ai materiali, sia ri-
guardo ai metodi di lavoro. Questo è
un fatto di cultura, non un fatto di
competizione: su un piano di compe-
tizione mi pare che un'opera d'arte
sia sempre abbastanza fallita rispetto
alla produzione dell'industria. Una
galleria che espone opere di un certo
tipo è un ambiente misero rispetto a
uno stabilimento industriale. Tuttavia
spesso un artista richiede all'industria
dei materiali o degli strumenti che
ancora questa non riesce a fornirgli.
lo, ad es., richiedo dei materiali leg-
geri, facilmente saldabili, a cui appli-
care un colore che non deperisca fa-
cilmente. Aspiro a un materiale che
si regga in piedi da sé, sottile come
un foglio di carta, lo mi affanno con-
tinuamente tra quello che cerco di
produrre e le possibilità effettive che
mi danno oggi sia le macchine che
il materiale. Faccio il possibile per
adeguare continuamente il materiale
alle mie idee, posso dire che faccio
il massimo sforzo. Ma non posso dire
di essere ben servito dall'industria.
Quindi da un punto di vista tecnico
la società e l'opera d'arte si trove-
ranno sempre squilibrati perché l'ar-
tista ormai chiede sempre un'altra
cosa.
D.
ze.
Tuttavia esistono delle influenze.
R. Io credo che l'artista oggi è in-
fluenzato, più che dal prodotto in-
dustriale, da tutti gli aspetti organiz.
zativi della società tecnologica. Ma
la sua ambizione rimane quella di
fare da elemento equilibratore. Ora
questo lato equilibratore è un atteg-
giamento molto moderno e anche
drammatico perché è continuamente
messo in crisi dalla necessità di an-
dare sempre oltre quello che già è
stato fatto. Quindi come etica rispon-
de alla corsa del mondo tecnico dal
punto di vista delle sue stesse leggi.
In questo l'artista è ormai dentro
77