Il non intendere la irreversibilità dello spazio-tempo, fa pensare a comodi ritorni che non
tornano mai o peggio a innaturali fissità ( fissazioni ).
Eventuali rimbalzi ad una più diretta figurazione sono in atto sì, ma da operatori che hanno
ben inte se ed assimilate progressive sollecitazioni.
Il mondo come teatro, il teatro del mondo.La statica riduzione di tutto nel limitato orizzonte
dove la terra tocca il cielo, non é più adeguata ma piace tanto.E' la cara gabbietta prospettica.
Fuori sarebbe il caos mentre lì dentro, nello spazio scenico protetto dai nomi,ciascuno attore o
spettatore che sia, é padrone.Tutto é a portata di mano.E' l'Eden !
Cercare il reale oltre l'orizzonte e oltre il livello oggetti d'uso comune non é fuga, ma
" coscienza" sempre più lucida e trasparente entro cui ciascuno può trovare dimensioni, libera -
zioni e ritmi dinamici impossibili prima.
Così pur mantenendo al massimo la tensione dei singoli umori, spunta naturale l'ipotesi di ricer.
ca che ci dilati nello spazio...un tentativo per giungere a diteggiare - e non sarà facile !
( ben oltre l'umano umidiccio ) la sottile, inosservabile energia che ci preforma più sottile del
più sottile pensiero...é il contenente-contenuto di tutto con dentro, é ovvio,compreso e compresso
l'uomo.Senza uscite uscire da dove ? per andare dove ?
Poco importa se il futuro é compiuto nella inosservabile energia, per altro già ben descritta e
volgarizzata a sufficienza per chi vuole intendere e, sopra tutto, percepirla come di&tét&8&&
motrise originaria.
Del resto la chiusura in sé, nel proprio cerchietto, permette ai ristretti che sono i più, di conti
nuare con le mele.
Per gli altri, in minoranza s'intende, non c'é alternativa se vogliamo ri-trovarsi e ri-comporsi
( é questa la liberazione in atto ) non più imbrigliati nella intenzionale dialettica grecula
oscillazione pendolare-oppositiva.ma dilatati ed amplificati ben appiombo nella vita e nell'uni =
verso così ampio che ne avanza.
delicati
Appiombo lì dentro...lo stringerlo il più da vicino possibile da sentirne, almeno, i
spruzzi ed il sommesso brusio altamente informativo che é in ogni scoperta, che é la scoperta.
Episodio conoscitivo,ovviamente il più aperto,e tutt'altro che unificante.oh,la sintesi !
Nella pratica.Elaborando un rosso, per esmpio, bisogna tentare di giungere nello spazio zero, nello
spessore indicibile - senza bordi - in cui l'umidiccio organico e l'ottusa asprezza del pigmento
si MUTANO nella complessità dell'energia originaria comune ai due.
E forse allora - ben addentro l'esistente, operante nel singolare processo conoscitivo
un rosso può nascere.
Pistoia Giugno 77
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