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Rassegna stampa, Oggetto 48

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

  • Titolo: Rassegna stampa, Oggetto 48
  • Creatore: Lonzi Marta
  • Data di creazione: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Trascrizione:
    pausa d'un esame impone anche la comunque d'un giu. N. 9 L'INDICE DEI LIBRI DEL MESE Il Documento La storia che giudica di Carlo Dionisotti Questo testo fu scritto a Roma, subito dopo la morte di Gentile, sotto lo pseudonimo di Carol Botti da Carlo Dioni- vi quaderni di Giustizia e Librazio giugno 1944, dei Nuo ". I giudizi qui espressi NON rappresentano, nel dibattito che allora si apri tra gli antifasci sti, la posizione del Partito d'azione, in cui Dionisotti milita 19. ma quella di una sua parte, soprattutto piemontese. Lo si pubblichiamo, con il consenso dell'autore, che ringraziamo, perché ci sembra che sia tuttora il migliore contributo al dibat tito in corso oggi. Sono stati fatti pochi tagli, indicati dai pwn tine di sospensione. La fine violenta di Giovanni Gentile non è più che un epi- sodio che : la dizio da parte nostra E anzitutto, per intendere la situazione politica attuale, a chi ancora non l'abbia intesa, un monito chiaro. Per anni il fa- scismo ha giocato senza rischio né ritegno con la giustizia e la libertà e la vita stessa degli uomini, sistematicamente elimi nando gli avversari, popoli e individui, e alla crudeltà dei fatti aggiungendo l'irrisione delle parole: «pietismo è parola che il fascismo per l'appunto ha innovato con una significazione me- morabile anche quale documento della ignoranza sua presun- tuosa e massiccia fino al grottesco. Ora il gioco è finito, e si combatte un duello ad armi eguali su d'un terreno chiuso e stretto che non dà scampo né di spazio né di tempo. Le parole non hanno più suono, la discussione e proscritta, proteste o preghiere non valgono. Urgono tutt'intorno le rovine e le in- giurie del passato, e sopra, di ora in ora, si cumulano quelle presenti e nuove, come in uno scavo febbrile. Cosi lo spazio si stringe, e da una parte o dall'altra bisogna morire. Anche il di- ritto alla vita, una volta che sia stato messo in questione o ne. gato, non regge più che sulla forza. Il fascismo porta la respon sabilità di aver negato nel nostro secolo, entro o contro la ci- viltà moderna, il diritto di vivere a uomini avversi o anche solo diversi. Pertanto chi sta col fascismo condivide, chiunque esso sia, quella responsabilità, e partecipa del destino di violenza e di sangue che ne consegue. Questo Gentile doveva sapere. Ma eta, oggi come ieri, una consapevolezza incomoda, inquietante, e Gentile era uomo alieno ac per abito da ogni inquietudine. Volentieri che una norma acquisita nel corso di una fortunata esperienza , lui che faceva il suo nome alla storia della speculazione, mancava in realtà quel che la più alta e strenua ricerca spirituale propriamente richiede: l'ansia, l'indugio, il travaglio del dubbio: l'amore e la sofferenza della solitudine. Ed era invece potentissima in lui l'alacrità espansi- va, solare, cordiale del lavoro umano, del lavoro che s'impianta su solide e semplici basi, e cresce e si sviluppa incontrando s difficoltà, ma non mai insopportabili, tali si da imporre devia- zioni e rinuncie, ma senza che il rammarico si prolunghi e adombri la soddisfazione dell'opera come che sia compiuta. Se è vero che negli ultimi anni la vita in lui del pensiero si era come estinta e la persona e il nome sopravvivevano alla dor. trina, è probabile però che anche di quel pensiero, di quella doutrina il giudizio equo della storia finirà per ridurre l'impor- tanza entro limiti angusti, nell'aneddotica dell'idealismo. Il proprio modo del suo filosofare è stato un dare di piglio a pro- blemi già da altri posti ed elaborati fino a renderne parvente la malceria complessità e arrischiare con franchezza di mano grossa e robusta e spesso con fortuna la soluzione estrema, net ta di ogni strascico e di ogni presentimento delle interferenze e degli sviluppi successivi. Anche nel pensiero di lui cioè quella prevalenza stessa della volontà, quell'intuito del tramite più ovvio e spedito per uscire dal chiuso alla ricerca alla pubblicità chiara e feconda della formula conclusiva. Nella quale del bre- ve e risoluto sforzo si riposava e appagava, e ne seguiva serena- mente la eco intorno a sé, attendendone dal ripensamento e dall'elaborazione degli altri le conseguenze, fino a che queste siriannodassero in nuovi problemi sui quali esercitare di nuovo egli stesso, intervenendo in buon punto, il suo sforzo. Cresciu- to a una scuola di ricercatori pazientissimi, di artigiani probi e lenti della cultura, se ne era prontamente staccato, non per di- sdegno, ma per aver compreso che quella ancor ingenua e di- spetsa fatica, disinteressata molto spesso fino alla sterilità ed una sua grande e grandiosamente organizzata e proficua indu. estranea comunque al suo temperamento, poteva convertirsi in stria. Di qui appunto, in contrasto netto con la pertinace curio sità erudita di Croce, ispirata alla fede romantica nell'esercizio personale della ricerca, nella conquista di se stesso attraverso la storia, l'astinenza sempre più rigorosa di Gentile, dal- la filologia del suo noviziato, dalla problematica stessa della sua maturità. E d'altro lato, e in contrasto anche qui con la so- litudine sempre più alta e risentita di Croce, a prescindere an- che dalle contingenze e convenienze politiche, i facili incontri di Gentile, la collaborazione intorno a lui e con lui molteplice e sempre nuova, l'attraenza della sua sollecita e sollecitante cordialità, a dispetto d'ogni riserva sulla posizione morale e politica da lui assunta Posizione equivoca a giudizio di tutti: in realtà, come la vi- cenda suprema ha dimostrato, d'una estrema lineare sempli- cità. Cosicche dell'Italia fascista, quando il momento sarà ve nuto di farne la storia, Gentile apparirà senza ombra di dubbio uno dei rappresentanti maggiori e più tipici, e per cio stesso più responsabili Che al fascismo egli dovesse in un primo tempo aderire, da quanto sopra si è detto del suo temperamento, risulta eviden- te. Altri, che naturalmente erano tanto più cauti e assuefatti a rigorosi e sottili giudizi, aderirono come lui o non si opposero. Per lui, nel colmo di una crisi di stanchezza e disordine e vel leità e bisogno rinnovamento della vecchia Italia, era il ri- chiamo a un'azione risolutiva, la possibilità di uscire dalle am- bagi insistenti, di superare le difficoltà di un balzo, di pro muovere e potenziare una organizzazione nuova, più moderna e vasta e fruttifera. Era la sua impresa, e del resto una impresa che metteva conto di essere tentata; vero e che nella società co- stituita a quello scopo c'era confusione molta, e molti vi parte- cipavano uomini di dubbie o fin troppo chiare origini, ma Gentile sapeva bene che cosi appunto va il mondo, e chi non soffre compagnia se non di santi, ha da restarsene in chiesa, ne forse è clausura che basti. Aderendo e mettendosi animosa- mente all'opera, egli sapeva naturalmente quale e quanto fosse pag. 23
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