tare che la definizione di equilibrio
proposta è troppo ampia, in quanto
compatibile con una pluralità di si
tuazioni. La risposta di Hahn a que
sta obiezione è tuttavia precisa e cir
costanziata: fondamentale per capi-
re la sua concezione epistemologica
della teoria
economica. L'economia
non è una scienza esatta in grado di
produrre leggi generali indipendenti
dalle circostanze. Essa è semplice
mente la definizione di uno schema
logico in grado di aiutare a "com-
prendere la realtà. A tal fine posso-
no essere utili tanto teorie speciali,
ossia teorie fondate su ipotesi ad
hoc, quanto teorie generali. Queste
ultime sono pero più utili, in quan
to consentono di continuare il pro-
cesso di comprensione della realtà
quando le teorie particolari si rivela-
no infondate o non confermate. Il
ragionamento logico-deduttivo
astratto che procede dagli assiomi al.
le conclusioni è l'unico che può for
nire certezze, il solo a permettere di
distinguere ciò che è vero da ciò che
è falso. Esso deve essere sempre ap-
plicato per valutare la fondatezza di
una teoria proposta.
Il concetto di equilibrio non wal.
rasiano non è troppo vago o generi-
co. Non è affatto compatibile con
qualsiasi risultato: piuttosto esso
normalmente dà luogo ad una plu.
talità di risultati possibili. Questo
tuttavia è un pregio, anziché un di
fetto del modello, in quanto riflette
esattamente il nostro stato attuale
delle conoscenze o, se si vuole, la
nostra ignoranza sul funzionamento
del mondo. All'economista viene
cosi impedito di avanzare conclusio
ni precise o assicurare certezze quan
do non esistono le premesse teoriche
per poterlo fare
Il concetto di equilibrio non wal.
rasiano consente inoltre di illustrare
i limiti teorici ed empitici della no
zione di equilibrio tradizionale, e di
evitare equivoci e confusioni
nell'uso corrente del termine. Il se
condo saggio della raccolta è dedica-
to a tale obiettivo. Esso mostra come
sia del tutto infondata la tesi di Ada
mo Smith secondo la quale il siste-
ma di mercato (la mano invisibile)
sia in grado di riprodurre quella al-
locazione efficiente delle risorse che
corrisponde alla versione più com-
plera dell'equilibrio walrasiano, ela
borata da K. Arrow e G. Debreu.
Anzitutto il modello Arrow Debreu
fornisce soltanto una prova dell'esi-
stenza di un equilibrio concorrenzia-
le, mentre non dice nulla sulla sua
stabilita, ovvero sulla possibilità che
l'equilibrio possa essere di fatto rag-
giunto. In secondo luogo, le ipotesi
necessarie alla stessa esistenza sono
molto restrittive e inaccettabili dal
punto di vista logico ed empirico; in
particolare si richiede che esistano,
per ogni bene, tutti i mercati futuri
c contingenti, ossia mercati che con
sentano di decidere, già nel presen
tc, quanto verrà prodotto e acquista
to nel futuro in ogni possibile condi-
zione fatturale.
Tali difficoltà logico-pratiche
hanno condotto, nella letteratura
neoclassica moderna, alla sostituzio-
ne dell'equilibrio Arrow-Debreu (o
equilibrio intertemporale) con il
concetto di equilibrio walrasiano
temporanco. Quest'ultimo abban
dona il requisito dell'esistenza di
tutti i mercati e ricerca quel vettore
di prezzi che, date le aspettative sui
prezzi futuri, equilibra domanda e
offerta sui mercati di fatto esistenti
L'equilibrio temporaneo non ha tut-
tavia le stesse proprietà dell'equili.
brio Arrow-Debreu. In generale non
è efficiente può anche non esistere:
le soluzioni eventuali possono essere
plurime. La proposta dei neomone
taristi di considerare soltanto equili-
bri con aspettative razionali non
porta grande sollievo: anche in tali
modelli la molteplicità di soluzioni e
del tutto normale. L'esistenza di
una pluralità di soluzioni crea però
problemi nell'analisi della dinamica
effettiva del sistema: anche accettan-
do che si tenda davvero ad una qual
che situazione di equilibrio, quale
sarà la direzione nella quale concre
tamente ci si muove?
Queste considerazioni vengono
utilizzate nel terzo e quarto saggio
della raccolta per una critica radicale
alle tesi dei monetaristi, vecchi e
nuovi. La metodologia friedmaniana
del "come se appare erronca: non si
può ragionare come se l'economia
fosse sempre nell'equilibrio walra.
siano. Ciò elimina dalla discussione
tutti gli argomenti davvero rilevanti.
Inoltre la difesa monetarista affidata
all'argomento che la teoria walrasia-
N. 9
pag. 35
keynesiana sarebbe soltanto la teoria
del disequilibrio, la descrizione di
stati che non possono durate nel
tempo. La flessibilità dei prezzi e dei
salari, se pienamente operante, cor-
reggerebbe il vettore sbagliato di
prezzi responsabile del disequilibrio
c condurrebbe l'economia al pieno
impiego. Il concetto di equilibrio
non walrasiano mostra come tutto
ciò sia etrato. Un equilibrio conget-
turale con disoccupazione involonta-
ria è perfettamente compatibile con
prezzi e salari giusti", ossia corti
spondenti alla soluzione walrasiana
In secondo luogo è errato ritenere
che prezzi e salari continuino a scen-
dere finché esiste disoccupazione in-
volontaria. Nell'equilibrio conget-
na è la migliore che si possiede, o rurale in cui gli agenti fissano i prez-
che il modello "funziona, è altre zi sulla base dei vincoli percepiti e
tanto assurda. I monetaristi sembra- sulla stima delle conseguenze delle
no non essere consci della ricchezza loro azioni, il movimento dei prezzi
analitica del modello neoclassico ge- si arresta quando gli agenti non ti
nerale e fanno un cattiva uso persino tengono nel loro interesse ulteriori
della teoria tradizionale, avanzando modifiche. Cið può avvenire a qual.
tesi che non sono da questa consen siasi livello di disoccupazione e non
tite. Essi ritengono che esista solo soltanto a quel tasso, definito "natu
l'equilibrio walrasiano, che esso sia rale" dai monetaristi, che di fatto
unico e stabile, che la concorrenza corrisponde al pieno impiego.
perfecta porti necessariamente La metodologia dell'equilibrio
all'equilibrio, che ogni opportunità generale può essere utilizzata, oltre
di scambio non sfruttata venga rico- che per mostrare i limiti analitici del
nosciuta e realizzata. Ma tali affer- monetarismo e del neokeynesismo.
mazioni sono solo dogmi o articoli anche per discutere il significato e la
di fede; non hanno fondamento nel- rilevanza delle critiche alla "teoria
la teoria
neoclassica" cffettuate dalla scuola
neoricardiana. Tale compito viene
affrontato nell'ultimo saggio della
raccolta, il quale, tuttavia, si disco
so dagli altri per il fatto che in esso
Hahn si colloca pienamente nell'or
todossia e utilizza il modello Arrow
Debreu per mostrare come questo
sia impenetrabile alle critiche neori
cardiane. Per Hahn, anzi, la teoria
di Sraffa non è che un caso particola
Il concetto di equilibrio non wal-
rasiano si presenta utile anche per
mostrare i limiti di certe analisi nco-
keynesiane. Queste, accettando
l'ipotesi monetarista che il sistema
tenda nel lungo periodo all'equili-
brio walrasiano, condividono gli cr-
rori logici del monetarismo e finisco-
no per difendere posizioni di retro-
guardia secondo le quali la teoria
re della teoria neoclassica, la quale
non ha perciò nulla da temere da at
tacchi applicabili al più a versioni
stilizzate o aggregate del modello
più generale. Neppure la mancanza
di uniformità del "saggio di profit-
to sui beni prodotti, circostanza
sulla quale molto insistono i neori
cardiani nell'asserire la presunta in
capacità della teoria neoclassica di
fornire una descrizione accettabile
del funzionamento del sistema capa
talistico, viene considerata lesiva
delle proprietà logiche o descrittive
della teoria stessa (su questo punto
tuttavia pare lecito mantenere qual
che riserva).
La dimostrazione della coerenza
logica del modello neoclassico non
deve tuttavia essere confusa, come
ricorda lo stesso Hahn, con l'affer-
mazione che tale modello costituisca
una rappresentazione adeguata della
realtà. La difesa del modello Arrow-
Debreu va inquadrata nell'imposta-
zione metodologica più generale
dell'autore, descritta in precedenza,
per cui qualsiasi teorizzazione,
purché logicamente corretta, è de
gna di attenzione e rispetto. In que
sto senso anche l'ultimo saggio, no
nostante la sua diversità, appare coc
rente con l'obiettivo generale della
raccolta di mostrare che la compren
sione del mondo reale non può pre-
scindere dall'utilizzazione del meto-
do deduttivo e dall'elaborazione di
schemi teorici forse astratti, ma rigo-
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