Entra in gioco l’altro grande maestro che diede una svolta alla pittura cinquecentesca non italiana soltanto, foriera di importanti sviluppi futuri: F. Mazzola, Parmigianino (1503-1540), al quale Vasari (1568) riferiva ben sette cappelle; grazie ai restauri (Castrichini 2004, 2008) con il recupero di brani inediti è stato possibile annettere al suo catalogo alcuni affreschi della terza e della quinta cappella di sinistra (Miracolo della guarigione dello storpio), che accompagnano quelli nel sottarco della prima (1522), con Santa Susanna e il carnefice a sinistra, Santa Lucia e Santa Apollonia a destra, l’Eterno e angeli al centro, un fregio con frutta, fiori, putti e bucrani nella fascia esterna; della seconda (1522-1523), sempre di sinistra, con San Lorenzo e Santo Stefano (parete sinistra), San Vitale con un cavallo impennato (parete destra), putti, animali e vari oggetti (zona centrale), e la decorazione a monocromo con trofei e grottesche della fascia esterna; della quarta ancora a sinistra, coeva, già Zangrandi, ora Borri, con San Nicola da Bari e Sant’Ilario di Poitiers. Si consuma qui la formazione artistica di Parmigianino che, agli esordi della sua carriera, s’ispirava al ductus di Correggio attivo anch’egli in San Giovanni.