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nianza più palese dell'impossibile validità della loro sce-
nografia.
Anche se oggi, nei migliori, il carattere popolare,
divulgativo di un costume romantico, questo sfarzoso e mise-
ro Paradiso artificiale delle famiglie numerose, di coloro
che "sapevano" di musica e di pittura ed erano sempre pronti
a battagliare su un effetto o un particolare che sembrasse
o non sembrasse vero, ora che il pericolo di vederli conti-
nuare e peggiorare sui nostri palcoscenici è in parte scon-
giurato (magari a rischio di altre soluzioni cervellotiche
e improprie), si può guardare ad essi fon simpatia, persino
con considerazione poichè, nonostante tutto, sono imbevuti
di melodramma, di di incongruenze, di ottocento teatrale
nostro, riconoscibile, complementare di molti fatti con-
fluenti nella storia e nella cultura. Il distacco, l'iro-
nia, la commozione, l'atteggiamento critico (e oggi lo pos-
siamo avere, non o tempo delle avanguardie, necessariamen-
te polemiche) ci permettono di afferrare e di capire quei
documenti così vicini alle cartoline illustrate come pit-
tura, ma eloquenti se pensati nella loro stridente, macchi-
nosa, volgare eppure non insignificante e inespressiva vita
e relazione scenica.
Ed è interessante notare che chi oggi ama e ap-
prezza quel tipo di scenografia sono proprio gli esteti,
i patiti di Morris e di Rossetti che guardano con nostalgia
a questi esempi di artigianato in cui confluiscono tutti i
gusti e tutti gli equivoci, con un'abilità di rendere il
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