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di spirito: "E dotato di fantasia pittoresca s'avviso di
muovere..... di atteggiar le scene a quel modo, che fe-
cero i pittori del Cinquecento delle figure dei Bellini,
dei Perugino, dei Mantegna. Ferdinando ... fu il Paolo
Veronese del teatro".
E poco più sotto raccomanda esplicitamente:
..... chè non istudiano (i nostri pittori-scenografi)
campi di architettura, che adornano molti quadri di
Paolo?..... I paesi di Pussino, di Tiziano, di Marchet-
to Ricci e di Claudio?..." Ma oltre questi suggerimenti
l'Algarotti ha di meglio per convincere di una tendenza
che accanto all'invito a studiare "le fabbriche della
veneranda antichità", dell'Egitto "negli avanzi del Pa-
lazzo di Mennone o di Tebe dalle cento porte", si compia-
ce di effetti pittoreschi. E precisamente nell'illumina-
zione e nei giardini.
La prima distribuita "sempre uguale e spicciolata"
crea evidentemente effetti che sono agli antipodi di quel
gusto mosso e chiaroscurato che dal primo settecento conver-
gerà, con le sue punte più intense, nelle ricerche romanti-
che. Infatti sono proprio la "forza" e la "vivacità di chia-
roscuro" degli intagli di
Rembrandt (4), uniti alle "ameni-
n
(4) Fu Max Reihardt a "fare del Rembrandt" con le luci al
Deutsches Theater nel 1905. P. Blanchart, op.cit.pag.70