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Adesso che scrivo la parola "aspettando", mi viene in mente che nelle ul-
time poesie c'è "attesa, attendere". Volevo toglierla, mi sembrava banale,
adesso ne ho scoperto il significato. Questa poesia xxxx intitolarla "A
pensavo di
chi non mi ha creduto", però mi pare troppo serio.
Vorrei scrivere un pamphlet contro Carla o rispondendo a Carla: vedo che
mi tornano frasi lapidarie.
Ho spedito la lettera del 15 a Graziella: sono molto contenta, leggera.
Ho avuto dei dubbi: la parola "martitio" soprattutto mi dava preoccupazio-
ne, troppo dolorosa.
20 febbr.
Cara Maria Grazia, stamani (dopo unabbatbagno, buttati finalmente pantaloni
che indossano da mesi, con addosso finalmente una gonna) sono andata a ve-
dere una mostra di Fabro proprio sotto la casa di Carla. La Galleria era
chiusa, così guardavo per via del Babuino e mi sono sorpresa a non temere
più l'incontro con Carla, anzi lo desideravo. Ho pensato "Le telefono e le
dico "Non ho più niente contro di te, mi sento libera da ogni risentimento,
non ho neppure voglia di rivangare il passato, sarei contenta di vederti,
posso salire un momento da te?". Non l'ho fatto perchè ero così sorpresa
io stessa che non avevo idea se mi sarebbe durato fino all'apparecchio te-
lefonico. Ho visto la mostra di Luciano con la migliore disposizione d'ani-
mo non solo verso di lui ma, di nuovo sulla strada, verso tutti quelli che
passavano. Mi sentivo così forte e serena che avrei voluto incontrare i
miei peggiori"nemici" oppure quelle persone fastidiose per prosopopea o
per ogni sorta di difetti in modo da mettermi alla prova anche xetxaxhi lo-
ro.
font fantainavo piuttosto verso l'esterno del marciapiede guardandomi bene
attorno in modo che se fosse passato qualcuno di conoscenza mi avrebbe vi-
sto e avrei potuto salutarlo. Sono tornata a casa piena di uno speciale km
buon umore e ho subito telefonato a Pietro per dirglielo. Ora, tutta que-
sta fiducia che mi sento dentro e di cui devo misurare la consistenza, mi
deriva dai colloqui che ho avuto a Milano e che stranamente avevano come
centro l'argomento del mio rapporto con Carla e con Ritva. (Ho fatto in
questo momento il numero di Carla, ma mi ha risposto la figlia e ho riab-
bassato perchè voglio parlare direttamente con Carla. Già con Anna e Ileana
mi sentivo capita; con Adriana ho scoperto di aver passato un anno piutto-
sto depresso, segno che ne sto uscendo; poi con te ho buttato fuori la rab
bia, l'amarezza, l'impotenza superando il disagio di stare parlando di una
tua amica. Questo argomento tabù mi disturbava: la mia riservatezza mi por-
tava a non toccarlo (con lo scrupolo di fare del pettegolezzo), na così x
non me ne sarei mai alleggerita. Capivo che col tempo avrebbe pesato nei
nostri rapporti. Dentro di me ti rimproveravo di fare delle scelte sulla
base dell'affetto e del coccolamento piuttosto che dell'aifinitàx e della
coscienza. Ma era un rimprovero interessato. Con Graziella ci siamo trova-
te d'accordo sulle sofferenze che gli inferiorizzati infliggono ai superio.
ri, sofferenze che trovano origine nel loro diritto a accusare apertamente
o come riserva mentale. Adesso mi sento autorizzata a scuotermi di dosso
il senso di colpa verso le altre, prima non osavo sembrandomi di poter ri-
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