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gli stadi del distacco e della disperazione aggrappata a un miraggio di
libertà, questo miraggio si dissolve e mi sveglio (dal sogno? della vera
vita?), mi guardo attorno e ricomincio. Potessi impedire al miraggio di
presentarsi, potessi impedirgli di dissolversi. Stanotte sentivo un peso
fisico, un'impossibilità fisica a continuare la vita "per" Tita. Dicevo
a Pietro "Cosa posso fare per vivere io, lo devo uccidere?".
4. sett. E' una sensazione magnifica avere iscritto Tita a scuola, avere
eseguito un suo desiderio, avere fatto qualcosa di sicuramente buono e
utile. Ma io? Se abbandono il binario, chi sono io.
Marisa mi fa uscire dai gangheri: se c'è una adoratrice e sostenitrice de
gli uomini di valore è lei: una cortigiana, per dio, un essere su misura
per loro. Dice "Ma perchè te la prendi tanto". D'accordo, d'accordo. So
tutto. Me la prendo perchè continua a mostrarsi in guardia verso di me,
a riempire i auoi discorsi di "S#...pero", e poi a tallonarmi. Che mi tal
lona lo deduco da questo che, come al solito -come al tempo della scelta
degli artisti fatta sulle mie scelte ma presentata come sua iniziativa
"Sai chi mi interessa molto, adesso?* Il tale", che io avevo presentato
l'anno prima e via di sguito- mi annuncia di straforo "Sai che ho ricomin
ciato a scrivere il diario da due anni?". Senza fare minimamente cenno
al fatto che solo qualche mese fa polemizzava con me dicendo peste e cor-
na degli atteggiamenti autobiografici, autoanalitici, cioè della strada
che avevo preso chiaramente nel ferminismo, e prima ancora con Autoritrat
to, e cioè da sempre. A questo si aggiunga il fatto che Carla lo aveva
parlato molto bene di "Autocoscienza" di Alice, e cosi potevo vedere due
pei amiche che, chi in un modo chi nell'altro, ostentando indignazione per
la mia azione "plagiatrice, per la mia Maria di superiorità non solo fini-
vano per appropriarsi delle mie indicazioni, ma mostravano il fine di que
sta appropriazione che è appunto un fine sociale. Così mi è chiaro che
quelle che si lamentano di essere suggestionate da me dovrebbero invece
accusare la propria ingordigia di approvazione e di aggiornamento cultu-
rale. E io sono un tipo ben comodo a questa operazione in quanto sfuggo
ogni occasione in cui caratterizzarmi coi miei contenuti. Questo potrebbe
sembrare masochismo, e io stessa ho nutrito dubbi del genere sulla mia
impossibilità a mettermi pubblicamente all'origine di alcuni fatti, se
non attraverso i fatti stessi, ma questo non significa niente in quanto
non sono riconosciuti in via positiva, cosciente (in via negativa, incon-
scia, si, in quanto danno luogo a fatti analoghi, ma inautentici).
Mi hai tiranneggiato col tuo desiderio di fare di me una tiranna.
5 sett. Cara Julia, io credo che il gramma tra noi donne sta in questo:
che una parte di noi tenta di funzionare come quella "piccola verità che
tu dici, mentre la maggioranaa, per ora, adopera gli elementi di quella
piccola verità, scoperta, vissuta, balbettata, sminuzzata dalle altre, e
se ne fa strumento per paludarsi nel mondo maschile della Verità. In que-
sto passaggio si opera un tradimento sostanziale che vanifica la piacola
verità e percio l'esistenza di quelle di noi che si identificano in essa.
E vanifica l'azione femminile, poichè l'uomo è portato a riconoscere la
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