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Ancora in una lettera a Pietro dál '64 ho trovato delle citazioni da Binswan-
ger. Lui dice che lo sfondo esistenziale dell'amore e dell'amiciza è lo sta-
dio normale dell'essere umano in cui può assoggettarsi alle modificazioni
che intervengono su di sè per l'apporto di un altrox, mentre lo schizofreni-
co è rigido, immobile, considera gli altri come oggetti e è impermeabile
alle emozioni che provengono dall'ambiente.
21 apr. Continuo a leggere 'Ischi8/lettere a Pietro: un puzzle si completa e
quasi posso vedermi da fuori, con la mia aria saggia (sempre un po' di più
di quello che sono), ragionante, autonoma. Il
femminismo è stato una specie
di accecamento nella mia precedente presa di coscienza. Mi piace impazzire
ogni tanto, cambiare registro, dare di matto. Non posso sopportare sempre
la mia capacità di capire, la mia ragionevolezza. Sono sempre stata cosi
"A quattordici anni era bello/ pilotarsi a quel parossismo/ di sdegno che
ferma il fiatox sbattere la porta sui nemici e vibrando scarabocchiare paz-
zie finalmente legittime su un diario di noiose correttezze". Sono molto cor-
retta, è vero. Sempre nella lettera del 17 febbr. trovo:
Oggi si tratta ditinventare momento per momento i modi di stare insieme, di
comunicare, non più in funzione di un idillio o di un accordo, ma dell'en-
tusiasmo che viene intrecciando e modificando reciprocamente i destini in-
dividuali.
Sapevo, capivo, ma è come un'enunciazione, non riuscivo a viverle, non ave-
vo rispondenza, lo proponevo agli altri quasi a forza, convincendoli.
Nella prima lettera a Pietro del dic. 163 dicevo:
Credi proprio che mi adatterò in te, nelle tue sculture e disegni senza re-
care disturbo? Hai qualcosa che vorrei vedere andare in frantumi e, comun-
que, mi ci adopeero.
E un mese dopo:
Temo che ti affidi alle tue doti di saltimbanco, ma ora è diverso e non po-
trebbero giovarti. Mentre ho il senso di tue risorse di altro genere, non sang
prei definirle, ma risiedono in tun tuo stratá di calma. E' il tessuto del-
la vita che riempie tutti gli interstizi dei gesti smaniosi.
22 apr. Sono a Milano. Leggo un libro sú Giuseppe Chiari "Musica Madre". Nel-
l'introduzione il critico parla di processo antihegeliano, di pratica di li-
berazione, del Padre, del figlio ecc., insomma tutto un pizzicamento dal
femminismo. Chaári anche è dentro in quanto tira in ballo la Madre, e poi
afferma che la musica è suonarla, non "riceverla" ("Non credefiya una libe-
razione di riflesso fa uscire la creatività dai rapporti patriarcali", ave-
vo scritto tre anni fa in "Assenza della donna". Dunque?). La cosa tremenda
è che tutto diventa una tematica, cosi si passa la parola d'ordine. Le pa-
role diventano insopportabili. Adesso sono convinta che non devo partecipa-
re al catalogo di Gallizio, non voglio iniziare delle mode nel fare il cri-
tico cosciente.
23 apr. Mi colpisce che le proposte degli altri siano cosi scontate, che le