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questa... egli è malato, sia che dica la verità, sia si giudichi più o meno
ingiustamente (sottolineatura mia). Ne è difficile vedere che non sussiste
alcuna corrispondenza, per quanto possiamo giudicare, tra il grado di auto-
abbattimento e le sue reali giustificazioni (op. cit., p. 49-50)."
A me sembra evidente che uno dice quelle cose di sè agli altri per trovare
rispondenza e liberarsene. Non vedo cosa ci sia di cosi sconveniente. Che
Freud non lo capisca mi lascia molto molto perplessa...
Ho parlato di me con Pietro rivangando le mie difficoltà, i miei miti, le
mie depressioni con la più grande semplicità. Pietro dice che gli faccio l'x
effetto di una farfalla contro in vetro, che la cosa più bella mia, che lui
ama di più, è la mia insistenza. "Ahi ahi" gli ho risposto "questa immagine
del vetro sta a indicare che mi vedi su una strada che ha di fronte un osta-
colo insormontabile". "Ma no, il vetro è l'insignificanza della vita che tu
ti ostini a animare". E' stato un momentom intenso, ma io continuavo a bor-
bottare tra gli abbarcci, per accertarni che non ni mettesse di nuovo su un
piedistallo. Rispondeva che no, che mi critica sempre è vero- ma che io 30-
no cosi aperta, aperta nella mente, con lui mi è facilissimo dire tutto, co-
si può pensare che sia sempre cosi. Ma anche perchè lui è disposto a accet-
tare tutto, e non ha ambivalenze nei miei confronti. Le ambivalenze mi bloc-
cano molto. Non si può aprirsi con chi ti aspetta al varco con ostilità, con
chi si misura con te sperando di scoprire una défaillance che lo rassicuri
su se stesso, anche se alterna momenti affettuosi e disarnati. Anzi è pro-
prio questa la situazione più comune, almeno fra donne, e la più difficile
da afferrare. Infatti come giustificarsi di fronte a se stessi di una chiu-
sura quando sembra ci siano tutte le condizioni per essere aperti?
In macchina con Pietro avevo la testa che sprizzava riflessioni chiare, con
fortanti, rasserenanti. Peccato che non ne ricordi neppure una. Ma me ne è
rimasto lo stato d'animo.
Ah, una lettera a Ritva.
Cara Ritva, aspetto di non avere più paura di te e che tu non mi faccia più
paura, per poterti incontrare come desidero, per affetto.
14 ott. La parità a priori è un'astrazione. La parità va conquistata, non
offerta.
Lidia faceva i capricci, io ero ragionevole. Non ricordavo piu la frustra-
zione interna al capriccio, per cui il bambino finisce per superarlo comin-
que e trovare un compromesso tra volontà e realtà. Vedevo solo l'esercizio
dell'onnipotenza perduta: coscientemente prendevo un atteggiamento di supe-
riorità, inconsciamente covavo il sogno di riprendermi quella posizione. La
mia provvisorietà dipendeva dal tenermi aperta quella possibilità come la ve
ra vita che mi spettava. L'esperienza mi diceva che non era possibile. Ritva
affermava trionfalmente che lei c'era riuscita. Allora si riapriva la spe-
ranza anche per me, ma nello stesso tempo la constatazione che io non ne erc
capace. La mia vita non valeva niente, i miei sforzi erano stati fatti nella
direzione sbagliata,
La causa della ma depressione era stata questa: avvertire di nuovo la pos-
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