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Giaquinto a Torino è prevalentemente in
attitudine di colui che inpara guardandoj ma proprio
perchè beneficamente stupito, 1 frutti reali, maturi,
della muova apertura si avranno pid turdi. Tutta la ric-
chezza inventiva dell'arcaitettura juvariano da lui in-
tesa per quanto di funzionale Imponeva alla pittura (0-
vali tondi, monocroma ti, interferenze con gli stucchi
e ele decorazioni, in legno, in oro, in marmo) e come tra
slato, fondendosi con la sua preparata mente napoletana,
per quanto di libero e assolutamente 12lusivo è nella
nuova concezione dello spazio, che permette l'arbitraria
elusione del canone rinascimentale, per dare sfogo a
quell"in pia" e "fuori" che è la vostanza del barocco,
non tanto ormai per meravigliare, quanto per piacere,
per produrre un senso di benessere, nel faren trare la
luce faria da ogni parte.
A Torino Giaguinto conobbe Crosuto e Beau-
mont, e un po del limpido coloriamo veneto del primo,
della dolcezza maniera ta e fruncesizzante del secondo,
passa a mitigare la solennità inventiva napoletana,
cui Roma aveva, per ora, tolto quel tanto di appassiong
to nella fantasia, che Giordano e Solimena gli torneran-
no a suggerire molto più avanti.
In S.Nicola dei Lorenesi ei vede che gli
schemi decorativi tradizionali non danno che virtuosi,
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