Gianfranco Ferré: India, impressioni stampate nella memoria

War 1857-1858 Indian Mutiny Indian Scenes MapsLIFE Photo Collection

“Quella che io chiamo la grande lezione dell’Oriente, dell’India in particolare, che mi ha conquistato per sempre e che per sempre è entrata a fare parte del mio immaginario, non è solo una fascinazione per la sua storia antichissima e la sua arte raffinata.
Spesso era la quotidianità e dunque la vita da me osservata nelle strade delle metropoli orientali che ho visitato negli anni della mia permanenza in India a calamitare la mia attenzione, a sedimentare nella mia memoria suggestioni, sensazioni, impressioni che ho poi rielaborato e tradotto nei miei abiti, in un dettaglio, in una sfumatura di colore, in una speciale lavorazione”.

Gianfranco Ferré, Advertising Primavera / Estate 1991 di Gian Paolo BarbieriCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“In India ho vissuto e lavorato per anni, i primi della mia attività: dovendo riassumere in un concetto il senso più vero di questa mia esperienza fondamentale non potrei che ricorrere ad una definizione duplice e apparentemente contraddittoria: semplicità opulenta, elementarità sfarzosa”.

Gianfranco Ferré, Schizzo 1975, Mumbai di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“All’inizio soprattutto, quando di hindi non afferravo una sola parola, di sera mi rifugiavo in albergo e tracciavo su fogli di carta di riso, la più comune in India perché meno costosa, appunti, facce, corpi, oggetti.
Fotografavo con gli occhi, con il cervello e con la matita, perché non ho mai voluto usare l’obiettivo.
E ora ricordo di quei momenti i colori, gli ambienti, la folla.
Sono impressioni stampate nella memoria”.

Gianfranco Ferré, Schizzo 1975, Mumbai di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Mio complice in India è il silenzio, testimone della mia ‘esperienza’, un momento tra vita e poesia, viaggio e riflessione, solitudine e moltitudine, dalla quale attingere infinite emozioni creative”.

Polveri colorate indianeCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“In India, come in nessun altro Paese, è sufficiente guardarsi intorno per essere investiti da una miriade di colori che vivono un’armonia in continuo movimento. Dalla nascita alla morte, il colore diventa un vero e proprio linguaggio simbolico codificato che tutti sono in grado di decifrare per riconoscersi tra la folla”.

Spezie indianeCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nel compiere l’esperienza dell’India Ferré ha saputo guardare e capire con occhi, mente ed emozioni il ricco spettacolo della natura e dell’uomo.
Ha colto la declinazione fisica e coinvolgente del colore trasformato in materia nella gamma suggerita dalle spezie.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Nella caotica vivacità dei mercati, mi colpiscono le spezie nelle loro mille tonalità, disposte secondo una sequenza cromatica strabiliante, perfetta, quasi magica e mi raccontano storie di colori e di antiche tradizioni che esalto nella scelta dei tessuti “.

La curcuma fresca dalle proprietà curative, che simboleggia purezza e fertilità, è amata dai naga, le divinità serpenti e da altri dei a cui i devoti offrono bagni di polvere gialla.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

La polvere di curry, intensa e profumata per il suo mix di spezie, vibra nella foggia primitiva della forma.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

I toni della cannella usati quasi a volerne espandere il sottile profumo attraverso la forma croccante.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Il tuo velo color zafferano inebria i miei occhi”.

("Il giardiniere", Rabindranath Tagore, Guanda, 1986)

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Le forme libere vibranti del colore moltiplicano l’effetto ricercato della prestanza del taffetà di seta che, al pari di una manciata di spezie, si espande nell’aria e si contrappone ai ricami preziosi che decorano il busto.

Donne indiane al mercato Chandni Chowk, Delhi, IndiaCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Osservando semplicemente il fluire incessante della folla nelle strade, ho assimilato la passione per tutta la gamma dei colori, tra il rosa, il giallo e l’arancio: toni solari e luminosi che le donne indiane scelgono sovente per i loro sari, perché questi colori sono facili da ottenere con la tintura. E sono rimasti nella mia memoria per la carica di vitalità, di passione e persino di opulenza che trasmettono”.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il giallo, simbolo religioso nella luce accecante della sua purezza, appare a Ferré come una conquista, una contaminazione della sua paletta colori.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Ferré ha sentito con le emozioni la simbologia del colore arancio, catturato nella sua purezza.

Sadhu indianoCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Giallo e arancio: i colori dei sadhu, gli asceti riconoscibili per le loro vesti, emblema della vita contemplativa e della rinuncia ai beni materiali.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il colore intenso della polvere di curcuma sposa il rani pink, il caldo rosa indiano che Ferré coniuga nell’accezione interna del caban.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nel gioco dell’incanto del colore, il dominio del rosa, simbolo di Jaipur, prende il sopravvento sui bagliori del giallo che diventa meno speziato nei riflessi dorati.

The Holi Festival, Choodi Bazar, Hyderabad, Telangana di Rajesh PamnaniCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

L’ebbrezza e l’esaltazione delle atmosfere magiche dei colori meritano in India una festa, The Holi Festival: una celebrazione collettiva di canti, danze e spargimento di polveri colorate.

Conosciuta come la festa dei colori, della gioia per la gioia, coinvolge migliaia di persone che, con i volti dipinti, entrano nel vortice delle polveri colorate che si lanciano addosso.

Celebra, nel primo giorno di plenilunio vicino all’equinozio di primavera, la vittoria del bene sul male, la fine dell’inverno, il piacere di ridere e di perdonare.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

La declinazione di toni e suggestioni derivati dalla Holi Festival appare ancora più incantata se si immagina calata in una luce rosata, mite, sensuale…

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

... e diventa un'esplosione di rosa, dalla bouganville all’azalea, dal ciclamino al geranio: il racconto di un incontro d’amore declinato nelle tonalità più intense.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Ma il racconto è pronto già a mutare registro: regala allo stesso rosa la luce e la mano croccante del taffetà che nelle pieghe della forma prende le ombreggiature care ai maestri della pittura.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1991 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Alla vitalità prorompente del colore si contrappongono la grazia composta e la purezza dei toni morbidi, emblematicamente riassunti nel Taj Mahal, che è rosato al mattino, bianco latteo alla sera, d’oro quando splende la luna.

Taj Mahal, Agra, IndiaCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“E’ una lacrima di marmo poggiata sulla guancia del tempo”.

(“Shah Jahan”, Rabindranath Tagore)

Gianfranco Ferré, Schizzo 1975 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Spesso mi capita di affermare che, con ogni probabilità, senza il mio incontro con l’Oriente il mio stile sarebbe stato profondamente diverso. Un incontro che per me ha rappresentato senza alcun dubbio la prima grande esperienza di vita e di stile”.

India's Caste System (1946) di Margaret Bourke-WhiteLIFE Photo Collection

L’attenzione di Ferré ha custodito nella memoria suggestioni e impressioni che ha elaborato e tradotto in forme, abiti, dettagli, senza mai ignorare il vestire della tradizionale quotidianità.

I dhoti indossati dagli uomini e i sari delle donne sono una vera e propria carta d’identità in grado di rivelare la casta, la religione e lo stato civile di chi li indossa.

India's Caste System (1946) di Margaret Bourke-WhiteLIFE Photo Collection

Il kurta e il dhoti, fogge dalla semplicità essenziale derivate dalle più antiche tradizioni del vestire maschile, sono la memoria progettuale del vestire contemporaneo.

Gianfranco Ferré, Schizzo 1975, Mumbai di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Da architetto disegno in piano la costruzione di un pantalone, che riprende la forma inconsutile del dhoti, il cui tessuto, avvolto intorno ai fianchi, viene fatto passare tra le gambe e fermato sul dietro del punto-vita…”

Gianfranco Ferré, Schizzo 1975, Mumbai di Gianfranco FerrèCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Nella mia moda, nel mio stile c’è ed è sicuramente forte l’intenzione di connotare l’oggetto-abito sin dal suo nascere sotto forma di schizzo: pochi ‘segni’ tracciati sul foglio bianco in velocità, ma che già esprimono un rapporto immediato, diretto, direi naturale e necessario, con il corpo e la sua fisiologica necessità di muoversi, in sintonia con ciò che lo ricopre, lo protegge, lo abbellisce”.

Gianfranco Ferré, Schizzo di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Altro importantissimo elemento di fascino è la ricchezza di valenze simboliche che si ritrova in ogni aspetto della realtà orientale, direi in ogni piega dell’anima dell’Oriente, come in ogni piega del sari.
L’ho studiato a lungo: semplicità assoluta ed eleganza totale, mille modi di portarlo con mille valenze diverse, mille possibilità di drappeggiarlo”.

Donna indiana in sariCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Sari, in sanscrito chaira, pezza di tessuto indossabile, è l’abito di più antica tradizione al mondo.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 1994 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

La maniera d’indossarlo indica anche la casta, la tribù, la regione di provenienza.

Donne indiane che indossano il sariCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“… penso alle fogge, a quelle del sari in special modo: semplicità assoluta ed eleganza totale, modestia del tessuto, mancanza di ogni ingombro, rapporto immediato con le forme del corpo, adattabilità ad ogni movimento, soprattutto a quelli imposti dai lavori pesantissimi svolti dalle donne delle caste più umili...”

Maharani di Nabha, 1932 di Bassano LtdCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“… e al sari di materiali preziosi che regala enfasi ad ogni movimento, anche a quelli alteri delle maharani o delle rajamata appartenenti alle caste più influenti e potenti del Paese”.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Il sari resta protagonista anche nella nuova India, quella di Bollywood, con i suoi miti popolari, la sua incommensurabile forza di attrazione, le sue facili neo-opulenze, capaci di abbagliare con immediatezza”.

Il capo riassume in sé lo stile del sari che Ferré scompone e ricompone in due rettangoli impreziositi dalla luce serica del taffetà ricamato.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“... in questa cornice mi ha stimolato l’idea di rileggere il sari al presente, combinando candori e bagliori, proponendo nuovi modi d’indossarlo, facendo apparire lucentezze a pelle che, tra techno e tradizione, disegnano il corpo”.

In questo caso il capo sembra mancare di una forma propria per adottare, come il sari, quella del corpo nell’enfatizzazione della materia.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Ferré, nel bianco totalizzante di questo abito-camicia, compone il gesto offerto dalla memoria del sari.

Sri Padmanabha Dasa Bala Rama Varma, Maharaja di Travancore, 1933 di Bassano LtdCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Nell’India dei maharaja lo sherwani, giacca lunga dal taglio svasato in corrispondenza delle ginocchia, spesso in tessuto prezioso o ricamato, si indossa sul pantalone aderente churidar.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Gianfranco Ferré enfatizza la linea dello sherwani e del churidar in una molteplice declinazione del progetto della forma, una figura sottile, una linea slanciata che ha il sapore di un’educata semplicità quotidiana.

Costruire la semplicità è il primo passo verso la genialità.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“… l’abito è il risultato di un intervento programmato e consapevole delle forme, analizzate, scomposte ed assemblate fino a raggiungere l’effetto desiderato”.

L’espressione della forma percorre la variante morfologica della struttura e della funzione d’uso del capo.

Maharaja Shri Sir Jitendra Narayan Bhup Bahadur, Maharaja di Cooch-Behar, 1913 di Lafayette LtdCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Il churidar è un pantalone molto aderente, indossato da uomini e donne nel subcontinente indiano; si restringe molto dal ginocchio, così che i contorni della gamba vengono rivelati.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

La lunghezza in eccesso del pantalone stretch cade in pieghe che permettono, come il churidar, di piegare le gambe e sedersi comodamente.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Incontrare drappeggi, ampiezze importanti, costruzioni elaborate in un panorama di forme del vestire in gran parte semplici è sorprendente, ma tutt’altro che raro, in un gioco intricato ed affascinante di contaminazioni tra culture e consuetudini”.

Uomo di etnia Rabari di Generalitat de CatalunyaCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Ancora bianco, ma legato ad una cultura primitiva, che trova espressione nelle fogge degli abiti dei Rabari, un’etnia dedita alla pastorizia, fiera della solennità dei suoi costumi tradizionali, come nei pepli di chiaro richiamo ellenico che gli indiani non hanno esitato ad adottare nella raffigurazione primitiva delle loro divinità: un lascito non da poco dell’avventura di Alessandro Magno sin quasi alle sponde del Gange.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

“Considero di grande importanza nel mio procedere la ricerca dell’effetto, che porta ad immaginare l’abito come enfasi di un dettaglio voluto: si delineano così volumi che si scostano dal corpo per diventare sontuosi, accentuati da un candore abbagliante”.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Le assonanze progettuali attraversano la forma e si pongono in contrasto con la materia per divenire altro, anche se Ferré ama dichiarare sempre la scintilla creativa delle sue idee.

Standing Bodhisattva, Shahbaz-Garhi, arte del Gandhara, I-III secoloCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Siddhartha Gautama in questa scultura del II-III secolo a.C. è rappresentato come un bodhisattva, con le sue vesti riccamente drappeggiate.

Gianfranco Ferré, Primavera / Estate 2002 di Gianfranco FerréCentro di Ricerca Gianfranco Ferré, Politecnico di Milano

Le divinità mitologiche dell’induismo, nell’eleganza dei loro drappeggi, rimandano in sfilata a divinità del presente, alle quali Ferré offre nella caduta naturale delle vesti la piena libertà del corpo, offerta dai pepli di antica ascendenza greca.

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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