La quadreria di Pio Monte della Misericordia

Una Pinacoteca in un appartamento storico vissuto

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Sala delle Assemblee

Superata la prima rampa dello scalone monumentale, passando accanto alla statua del David di Andrea Falcone (1674), si giunge al primo piano della Quadreria, accolti nel grande Salone delle Assemblee, dove due volte l’anno, si tiene l’Assemblea Generale degli Associati, composta da circa 240 membri, che si riuniscono per eleggere i nuovi Governatori, ascoltare la relazione sulle attività benefiche svolte, approvare i bilanci. La grande sala viene all’occorrenza usata per convegni, eventi culturali e concerti di beneficenza.

Riposo in Egitto (1751) di Francesco De MuraPio Monte della Misericordia

Riposo in Egitto
Francesco De Mura, 1751 ca

Tra le opere più sentimentali della vasta produzione pittorica di De Mura, il dipinto illustra la Sacra famiglia che si riposa durante la fuga in Egitto. La scena, quasi bucolica, si concentra solo su di un lato della composizione dove si raccolgono le tre figure, che con un gioco di sguardi relazionano tra loro. L’ambientazione, intima e serena, è data dalla tenue luminosità crepuscolare, rafforzata da alcuni punti di colore: la rosea carne del bambino, il consueto rosa e il blu della veste della Madonna, l’ocra del mantello di San Giuseppe e il rosso del panno sotto il cuscino.La critica ha accostato il dipinto all’affresco eseguito dal pittore alla chiesa della Nunziatella, nel 1751, che offre un punto di riferimento cronologico.

Ritratto equestre di Carlo Tocco (1648) di Agostino BeltranoPio Monte della Misericordia

Ritratto equestre di Carlo di Tocco
Agostino Beltrano 1648 ca. (attribuito)

Grande e maestoso, il ritratto di un esponente della famiglia di Tocco, attribuito a Beltrano è tra i pochi esempi seicenteschi a Napoli di ritrattistica ufficiale eseguito sui grandi esempi spagnoli. Il personaggio, dalla posa fiera e impostata, cavalca al trotto; pompose e brillanti spiccano le piume rosse del cappello, che riprendono la gualdrappa e la fascia rossa in vita. L’armatura, i merletti del colletto, il Toson d’Oro e gli stivali, arricchiscono l’immagine di preziosi dettagli e legano il dipinto ai modi di Massimo Stanzione.

Ritratto equestre di Leonardo Tocco (1725) di Giovanni Stefano MajaPio Monte della Misericordia

Ritratto equestre di Leonardo di Tocco
Giovanni Stefano Maja, 1725 ca.

Dai tipici caratteri fieri della ritrattistica ufficiale del XVIII secolo, questo dipinto,eseguito dal pittore genovese attivo a Napoli negli anni venti del Settecento, è stato pensato come pendant del ritratto equestre eseguito da Beltrano; infatti il personaggio raffigurato, stavolta su di un cavallo impennato, è un discendente di Carlo di Tocco. Leonardo, Principe di Acaja e Montemiletto, Vicario Generale del Principato Ulteriore per Carlo di Borbone alla metà del XVIII secolo.

Adorazione dei Magi. (1520) di Girolamo Ramarino detto "Girolamo da Salerno"Pio Monte della Misericordia

I Anticamera

Adorazione dei Magi
Girolamo Ramarino detto “Girolamo da Salerno”, 1520 ca.

L’opera è il capolavoro di questo pittore che s’ispira ai modi di Cesare da Sesto e Andrea Sabatini da Salerno, protagonisti, nel Meridione, del manierismo rinascimentale che ha le sue origini in Leonardo e Raffaello. L’iscrizione in basso di Jacopo Sannazaro fa credere che in origine il dipinto si trovasse nella chiesa di Santa Maria del Parto a Napoli.

Quattro rovine (1745) di Leonardo CoccorantePio Monte della Misericordia

Quattro rovine
Leonardo Coccorante, 1745 ca.

L’artista, pittore di corte di Carlo di Borbone, è uno dei maggiori esponenti della pittura di prospettive della prima metà del ‘700, che continua la tradizione di pittura paesaggistica iniziata da Francois de Nomé e Viviano Codazzi. Sollecitato dalle rovine antiche di Ercolano e Pompei, in queste quattro vedute gli edifici sono inquadrati con una prospettiva non frontale ma laterale e radente, un metodo nuovo ispirato alle teorie degli scenografi contemporanei, come Ferdinando Galli Bibiena. L’ambiente notturno, con tagli di luce netta, fanno risaltare i dettagli delle architetture corrose dal tempo, creando un’atmosfera molto suggestiva.

Sepoltura di Cristo (1608) di Giovanni BaglionePio Monte della Misericordia

Sepoltura di Cristo
Giovanni Baglione, 1608

Baglione, artista ufficiale del Vaticano, inviò la tela da Roma, pagata ben 120 scudi. In quest’opera egli fonde la sua formazione cinquecentesca e manieristica con il linguaggio naturalistico del Caravaggio: nonostante l’accesa ostilità tra i due, infatti, quest’opera è tra le più caravaggesche della produzione del Baglione.

Quando la Cappella fu riedificata, nella seconda metà del XVII secolo, furono conservate tutte le tele già poste sugli altari della prima Cappella ad eccezione di quella deli Baglione, unica ad essere sostituita: al suo posto,nel 1671,il Governo del Pio Monte della Misericordia fece esporre la Deposizione di Luca Giordano.

Sant’Antonio Abate (1650) di Jusepe de RiberaPio Monte della Misericordia

Sant’Antonio Abate
Jusepe de Ribera, 1650 ca.

Il pittore spagnolo è tra le più alte espressioni Caravaggesche a Napoli, in pieno Seicento. Ribera raffigura il Santo a mezzo busto e, come spesso accade nella sua pittura, rafforza il dato espressivo soprattutto nel volto, con gli occhi rivolti in alto e le labbra dischiuse. Dal fondo buio si riconoscono appena gli attributi iconografici del Santo: il bastone e la campanella. La tecnica Caravaggesca è portata alle estreme conseguenze mediante guizzi di luce che si addensano corposi sulla superficie pittorica.

Storie di San Benedetto (1740) di Francesco De MuraPio Monte della Misericordia

Studio dei Governatori

La sala era chiamata Sala del Governatori del Culto e dell’Ospedale, poiché un tempo probabilmente l’ambiente era destinato ad un ufficio che si occupava del Culto e dell’Ospedale Elena d’Aosta, gestito dal Pio Monte della Misericordia fino al 1969. Oggi la sala conserva parte dei bozzetti di Francesco de Mura e il prezioso dono del già Governatore Fernando De Montemayor, con arredi sacri e paramenti dalla metà del XVIII secolo.

Storie di San Benedetto
Francesco De Mura

De Mura esegue il grande ciclo ad affresco con gli episodi della vita di San Benedetto, tra gli anni 1738 e 1746, nella chiesa dei SS. Severino e Sossio a Napoli; per tale vasto lavoro, esegue quattordici bozzetti, conservati ora al Pio Monte della Misericordia e al Museo di Capodimonte. De Mura è nel pieno della sua maturità pittorica, caratterizzata da grande compostezza e rigore accademico. Altri bozzetti dello stesso ciclo sono i quattro Studi di Angeli, a monocromo, conservati ancora nella collezione del Pio Monte della Misericordia.

Scena di terrore (1755/1757) di Francesco De MuraPio Monte della Misericordia

Scena di terrore
Francesco De Mura, 1755-57

I bozzetti erano propedeutici alla realizzazione degli affreschi del Sedile di Porto a Napoli, uno dei cinque edifici civili in cui si riunivano i rappresentanti dei Seggi cittadini, andati distrutti ai primi dell’800. Le tele raffigurano il popolo che assiste spaventato all’intervento divino che salva San Gennaro dal primo Martirio. Un terzo bozzetto, nel rispetto della volontà del donatario, fu venduto per svolgere opere di misericordia, ed oggi è conservato nel Museo Statale di Stoccarda: rappresenta la scena principale del Santo che esce illeso dalla fornace.

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Sala del Governo vecchio detta Sala dello Stemma

Questa sala è chiamata “del vecchio Governo” perché fino agli anni ’70 dello scorso secolo si riunivano i Governatori per decidere le attività benefiche. E’ chiamata anche “sala dello stemma” per l’emblema, con sette monti sormontati da una croce, riprodotto sul pavimento. Tutte le tele esposte in questa sala sono di Francesco De Mura, dipinti e bozzetti lasciati in eredità nel 1782 al Pio Monte per soccorrere, come si legge nel testamento del pittore,“li gentiluomini e le gentildonne bisognose”; è il nucleo più importante della raccolta, testimonianza della vasta produzione del maggiore pittore a Napoli della seconda metà del Settecento. Nella sala si espongono anche gli arredi sacri in argento della Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli, e i paramenti sacri un tempo della famiglia Sanfelice di Bagnoli.

L'Aurora e Titone (1763/1768) di Francesco De MuraPio Monte della Misericordia

L’Aurora e Titone
Francesco De Mura, 1763-1768

Studi preparatori, in due varianti con sottili differenze, per gli affreschi, perduti, eseguiti in una delle stanze da letto di Maria Carolina d’Austria e Ferdinando IV di Borbone nel Palazzo Reale di Napoli. Le composizioni mostrano, nei colori chiari e nelle figure prive di qualsiasi tensione emotiva, lo stile del pittore, qui in bilico tra classicismo e rococò.

Ritratto della moglie del pittore (1735) di Francesco De MuraPio Monte della Misericordia

Ritratto della moglie del pittore
Francesco De Mura, 1735 ca.

Tra i ritratti più noti del ’700 napoletano, dai precisi tratti somatici, ma tipicamente legata alla ritrattistica ufficiale, la donna è Anna Ebreù, sposata dal pittore nel 1727. De Mura, sebbene restando ancorato ad una certa dipendenza solimenesca, assai frequente nei suoi ritratti, comincia ad evidenziare una certa resa luministica nelle vesti. Disprezzata nel testamento del pittore, di professione “lavandaia”, De Mura la raffigura elegantissima e in atteggiamento lezioso e aristocratico.

Incredulità di San Tommaso (1617/1620) di Dirk van BaburenPio Monte della Misericordia

Studio del Soprintendente

Il Soprintendente è il rappresentante legale dell’Istituzione ed è eletto tra i sette Governatori in carica. La figura venne introdotta nel 1843 senza abolire il potere collegiale dei sette Governatori, che insieme decidono su tutte le attività. Le tele, quasi tutte seicentesche, la scrivania, le due librerie in legno intagliato che contengono volumi antichi, rendono l’ambiente unitario e raccolto, da studio appunto, che viene ancora usato in occasione di visite ufficiali. Nello studio è presente anche la testimonianza di ciò che resta del Sacro Tempio della Scorziata (1579) attraverso l’esposizione degli argenti superstiti appartenuti a questa antica Opera di carità cittadina.

Incredulità di San Tommaso
Dirk van Baburen, 1617-20

Van Baburen, olandese attivo a Roma ai primi del Seicento, come altri artisti stranieri assorbe pienamente la lezione e il tema Caravaggesco, adattandoli ai suoi personali mezzi espressivi: il dipinto, infatti, si caratterizza per l’accentuata gestualità dei personaggi e i violenti colori sulle superfici dilatate.

La negazione di San Pietro (1625) di Maestro del Giudizio di SalomonePio Monte della Misericordia

La Negazione di San Pietro
Maestro del Giudizio di Salomone, attr., 1625 circa

Di origini francesi o belghe, l’ignoto pittore, autore del Giudizio di Salomone conservata nella Galleria Borghese, è uno dei primi seguaci stranieri di Caravaggio a Roma che affronta la lezione del Merisi con la mediazione del ‘metodo’ di Bartolomeo Manfredi. Di singolare suggestione è la particolare attenzione alla resa delle luci sulla corazza, sulla brace e sui velluti della donna.

Veduta della costiera amalfitana (1820) di Antoon Sminck PitlooPio Monte della Misericordia

Veduta della costiera amalfitana
Antoon Sminck Pitloo, 1820 circa

Splendido esempio realizzato dal pittore olandese, con la difficile tecnica dell’acquerello. Pitloo inaugura ai primi dell’800 la grande stagione del paesaggismo a Napoli, e diede vita, alla celeberrima Scuola di Posillipo, che avrà tra i suoi maggiori esponenti l’allievo Giacinto Gigante.

Veduta di Villa Borghese (1817) di Giovan Battista BassiPio Monte della Misericordia

Veduta di Villa Borghese
Giovan Battista Bassi, 1817

Bassi, emiliano d’origine, fu attivo a Roma nella prima metà dell’Ottocento. Amico di Canova e Camuccini, si accostò alla pittura straniera dipingendo vedute ideali ed estetizzanti.
Il paesaggio arioso e definito è qui protagonista: le piccole scene di vita quotidiana passano in secondo piano rispetto all’attenta veduta, luminosa e chiara, resa nei particolari delle piante, nel profilo del tempietto sullo sfondo, nei riflessi immobili sull’acqua del laghetto.

Il giuramento di Bruto davanti al corpo di Lucrezia (post 1788) di Domenico CorviPio Monte della Misericordia

Il giuramento di Bruto davanti al corpo di Lucrezia,
Domenico Corvi, post 1788

La scena rappresenta l´episodio romano del giuramento di Bruto sul corpo di Lucrezia, morta suicida per sottrarsi al disonore della violenza subita da Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo. Sulla scia di David e del suo Giuramento degli Orazi, Corvi organizza la scena con l´esaltazione della storia esemplare romana, come consueto per la pittura neoclassica di fine settecento a Roma.

Incontro di Giacobbe con Rachele (1652 circa) di Luca GiordanoPio Monte della Misericordia

Incontro di Giacobbe con Rachele
Luca Giordano, 1652 circa

Opera intorno agli anni ’50 del XVII secolo, prima dell’ingresso di Luca Giordano, alla bottega di Ribera. Consiste in una pura esercitazione sui grandi temi veneziani del ‘500, studiati, probabilmente, dalle tele che il padre del pittore mercanteggiava; i risultati, quasi da falsario del tempo, spiegano l’ingiusta accusa fatta al Giordano di appropriarsi con molta facilità dello stile di altri.

Sant’Agnese (1640 circa) di Massimo StanzionePio Monte della Misericordia

Sala del Coretto

Di grande suggestione, questa piccola sala ha una doppia apertura: dal balcone si ammira la guglia di Cosimo Fanzago dedicata a San Gennaro nel 1631, e la cupola della Cappella del Tesoro di S. Gennaro; nella parete di fronte al balcone, un armadio di legno nasconde un coretto-matroneo, che si affaccia sulla Cappella, realizzato per assistere alle funzioni religiose. Da qui, una spettacolare visione d’insieme della Cappella con il capolavoro di Caravaggio.In questa sala, oltre e diversi dipinti Seicenteschi, è collocata una vetrina con una serie completa di antichi paramenti sacri,in filigrana dorata con decorazioni floreali e vegetali, donati dalla famiglia Piromallo Capece Piscicelli, appartenuti al Cardinale Girolamo d’Andrea, vissuto a metà Ottocento.

Massimo Stanzione, Sant’Agnese, 1640 circa

La coppia, in origine, faceva parte di un gruppo di quattro donne elette Sante, a mezzo busto, tema molto caro a questo pittore che addolcisce il Caravaggismo mediante l’espressione sentimentale dei personaggi, offrendo un’immagine popolare e quasi sensuale delle due Sante.Sono immagini del martirio che non incutono orrore, ma vogliono indurre alla meditazione e alla preghiera.

Sant'apollonia (1640 circa) di Massimo StanzionePio Monte della Misericordia

Massimo Stanzione, Sant’Apollonia, 1640 circa

Noli me tangere (post 1656) di Mattia PretiPio Monte della Misericordia

Sala del Governo

Questa sala è chiamata “del vecchio Governo” perché fino agli anni ’70 dello scorso secolo si riunivano i Governatori per decidere le attività benefiche. E’ chiamata anche “sala dello stemma” per l’emblema, con sette monti sormontati da una croce, riprodotto sul pavimento. Tutte le tele esposte in questa sala sono di Francesco De Mura, dipinti e bozzetti lasciati in eredità nel 1782 al Pio Monte per soccorrere, come si legge nel testamento del pittore,“li gentiluomini e le gentildonne bisognose”; è il nucleo più importante della raccolta, testimonianza della vasta produzione del maggiore pittore a Napoli della seconda metà del Settecento. Nella sala si espongono anche gli arredi sacri in argento della Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli, e i paramenti sacri un tempo della famiglia Sanfelice di Bagnoli.

Mattia Preti

Questo gruppo di quattro tele eseguite dal pittore Calabrese, risente del sottofondo Caravaggesco aggiornato dalla pittura Emiliana e dai ricordi veneti del Veronese. I dipinti sono stati certamente realizzati dopo il soggiorno del pittore a Napoli, nel 1656, quando diventa unico portavoce della pittura locale in una città ormai devastata dalla peste.

La pietà di Cesare FracanzanoPio Monte della Misericordia

Pietà,
Cesare Fracanzano, 1645 ca.

Formatosi alla bottega di Ribera, Fracanzano dimostra di conoscere la pittura barocca romana e la produzione di Lanfranco e Stanzione. Di grande monumentalità e bellezza emotiva, in queste tele il pittore mantiene ancora vivi gli echi del Maestro Ribera, schiarendo però i colori e la vivacità narrativa.

Ringraziamenti: tutti i partner multimediali
In alcuni casi, la storia potrebbe essere stata realizzata da una terza parte indipendente; pertanto, potrebbe non sempre rappresentare la politica delle istituzioni (elencate di seguito) che hanno fornito i contenuti.
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