La produzione di un’architettura eccelsa è una tradizione che non si può dar per scontata. Le forze “non amichevoli” che foggiano l’ambiente costruito possono interrompere all’improvviso la tradizione di un’architettura di qualità. È il caso del Brasile, dove la mancanza di qualità nell’architettura contemporanea ci spinge a chiederci che cosa sia successo allo straordinario retaggio brasiliano di architettura moderna. Chiaramente la situazione non è esclusiva del Brasile, ma in questo Paese era viva una tradizione per la quale si presumeva una vita più lunga, in grado di protrarsi almeno fino al tempo dell’edificazione urbana contemporanea. Il progetto di SPBR per il Museu de Arte Moderna s’innesta nella battaglia culturale tra banalità e significato. Esso suscita l’interrogativo su come progettare in un contesto brasiliano moderno quale il parco Ibirapuera di Niemeyer a San Paolo. Solitamente i percorsi scelti sono due: uno contempla di fondere il progetto con il contesto, l’altro mira a operare in contrapposizione, sebbene il secondo sia di fatto un eufemismo per evitare la responsabilità. SPBR imbocca una strada alternativa: invece di proporre un oggetto – un nuovo elemento distintivo nel paesaggio – il progetto diviene esso stesso sfondo. Nel creare un edificio talmente grande da non essere mai percepibile nella sua interezza, il progetto è paradossalmente rispettoso del luogo. In altri termini, il museo non è più un edificio bensì un elemento dello spazio pubblico che, proprio come avviene nel caso dell’infrastruttura, agisce a una dimensione urbana. Oltre a fornire una brillante e inattesa soluzione riguardo al modo in cui creare un dialogo con altri edifici e con un prezioso parco, il progetto offre un indizio per comprendere l’infrastruttura non soltanto come soluzione di un’esigenza tecnica, ma anche come elemento in grado di migliorare la qualità dello spazio pubblico. Questo approccio a un’architettura con dimensioni da megalopoli è molto raro e, proprio per tale ragione, a lungo atteso.
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