In A World of Fragile Parts, La Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum indagano le minacce alla salvaguardia dei siti del patrimonio culturale mondiale e come le copie possano aiutare a proteggere i reperti artistici.
Tra i fattori che mettono siti e reperti culturali a rischio di distruzione e di perdita ci sono l’incertezza ecologica, gli attacchi violenti e la crescente richiesta di turismo. Per mitigare il rischio si può ricorrere a copie e a scansioni, che rappresentano una testimonianza preziosa della cultura e offrono un’alternativa a un pubblico che chiede di vedere di persona siti e oggetti storici.
I musei producono copie da molto tempo. Nel XIX secolo, il V&A produsse dei calchi in gesso di importanti opere d’arte a beneficio degli studenti di arte e dei visitatori che non potevano permettersi di viaggiare in Europa. Le collezioni di calchi proliferarono in Europa e in America come strumento didattico. All’inizio del XX secolo, però, queste collezioni divennero sempre meno importanti in seguito al cambiamento di mentalità verso il valore delle copie.
Ma le collezioni sopravvissute hanno evidenziato una qualità nuova: la conservazione. Nel corso di anni di attenta tutela, i calchi dei musei sono durati più a lungo di molti originali che sono stati distrutti da eventi bellici o sono andati degradandosi per le più varie circostanze. I calchi oggi sono i principali “portatori” di conoscenza preziosa e di cultura.
Con le nuove tecniche di scansione e di produzione è rinata la volontà di salvaguardare attraverso le copie. Contestualmente, però, emergono nuove difficili domande: cosa dev’essere copiato e come? Cosa distingue una cattiva copia da una buona che abbia un valore duraturo? Qual è il rapporto tra copia e originale in una società che privilegia l’autenticità? E come può un impegno di tale portata essere coordinato in modo davvero globale e aperto a tutti?
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