«L’immagine viene dentro e prende la faccia di tutti quei sentimenti esaltati che ci agitano sempre […]. E ora si tratta di trovare una forma uguale a questa immagine, una forma, un colore, una materia» (CARANDENTE, 1969, p. 14). Così, nel 1957, Leoncillo presenta i suoi nuovi lavori alla Galleria La Tartaruga, sancendo l’abbandono della produzione scultorea post-cubista per la quale era noto e indirizzando definitivamente la propria ricerca verso l’Informale. Inizia dunque un periodo di febbrili sperimentazioni materiche durante il quale Leoncillo indugia spesso su soggetti del passato, ripensandoli in senso aniconico, come in Amanti Antichi, interpretazione intima del Sarcofago degli Sposi del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. L’artista impasta il gres, lo modella, lo taglia, lo scava, in una viscerale archeologia dell’immagine che svela l’essenza originaria della materia e la passione che Leoncillo nutre per questa. Amanti antichi sono gli sposi etruschi uniti eternamente nella millenaria terracotta, amanti antichi e sempre nuovi sono Leoncillo e la materia con cui lavora. Testo di Cristina Antonia Calamaro
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