Eduardo Basualdo
Nato a Buenos Aires, Argentina, nel 1977.
Vive e lavora a Buenos Aires.
L’arte di Eduardo Basualdo è fatta di passaggi e di soglie: fra materiale e immateriale, visibile e invisibile, parola e oggetto. Ma il suo lavoro spazia anche fra momenti diversi del tempo e per questi l’artista preferisce la nozione di limbo, non nel concetto di destinazione finale delle anime non salvate, bensì in quello di spazio dell’attesa: l’attesa prenatale nel grembo materno, l’imminenza dell’alba che sta per nascere. Le sue opere sono create per dare al visitatore un senso di aspettativa, la percezione che qualcos’altro, di splendido o terrificante, stia per accadere o diventare visibile, pronto a piombargli addosso o a cadere, dando all’affermazione dello scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges – “forse l’esperienza estetica è l’imminenza di una rivelazione che non avviene” – piena forza sensoriale e persino materiale. In questa concezione, l’uomo e una creatura anfibia, sempre sul punto di strisciare fuori dall’acqua sulla terraferma, di passare da materia a spirito, da organo a mente, per poi tornare alla condizione precedente.
Le opere di Basualdo, che lo si voglia o no, abitueranno i nostri occhi a percepire quello che non c’è, quello che esiste al di là. Nei suoi lavori (nei suoi mondi) esiste sempre più di quello che si vede; e quello che si vede esiste per guidarci verso la dimensione del non ancora osservato. Per quanto ci sia molto, esiste sempre qualcosa di più: una crepa in una porta per il resto massiccia, un po’ di spazio e di vuoto in più, dietro o al di là delle linee continue della vita quotidiana, dell’immagine spettrale di ciò che giace sotto la tavola o dietro la parete, dell’ombra visibile della lama nascosta. La sua arte ci permette di spiare in altri mondi dal buco della serratura.