Come nella quattrocentesca Camera degli Sposi di Andrea Mantegna, come nella cinquecentesca Sala dei Giganti di Giulio Romano, l'opera settecentesca di Antonio Galli da Bibiena racchiude in un piccolo spazio un intero complesso di evocazioni artistiche. Come nei due precedenti casi, l'autore riesce ad istituire un rapporto diretto con il visitatore. Costui entra in sintonia qui, come spesso accade a Mantova, con l'unicità di un luogo divenuto universale.
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