Da secoli filosofi- ma anche molti artisti- si chiedono se la realtà sia davvero qualche cosa che sta “lì fuori”, se consista semplicemente in ciò che si vede e che si tocca o se sia, al contrario, una proiezione dell’individuo. Il filosofo analitico Nelson Goodman sosteneva che “ Noi costituiamo i nostri mondi costruendoli” e la suggestione è di quelle che aprono le porte a infinite interpretazioni, anche se poi, al dunque, è sull’esistenza di una pluralità di mondi che qui ci si interroga. Esiste allora un luogo in cui l’io dell’uomo sia in grado di abbattere le barriere di spazio e tempo arrivando a “essere“ danzando all’interno di un caleidoscopio di luci e ombre? Un macrocosmo in un microcosmo, un viaggio in una terra apparentemente vicina eppure resa lontanissima dallo schermo che funge da parete divisoria. Rappresentato in modalità ritratto (9:16) ideale per lo schermo di uno smartphone.