La tavola raffigura un'eroina dell'antichità, Artemisia, vissuta nel IV secolo a.C. Secondo Valerio Massimo e Aurelio Gellio, la donna aveva sposato il fratello Mausolo, rimasta vedova, aveva dedicato la sua vita a celebrare la sua memoria. L'elegante figura femminile domina la scena con le sue forme gentili e longilinee. Sullo sfondo, sono dipinti due episodi della vita della giovane donna: a destra, Artemisia si appresta a bere le ceneri del consorte, mescolate alle proprie lacrime; a sinistra, sovrintende alla costruzione del celebre Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie del mondo antico. La tavola fa parte di una serie di dipinti di simile formato e composizione, eseguiti nell'ultimo decennio del Quattrocento, che raffigurano donne e uomini dell'antichità celebri per le loro virtù. In tutto otto pannelli, quattro con personaggi femminili e quattro con personaggi maschili. E' verosimile che il ciclo fosse destinato a decorare un ambiente privato, e che la sua esecuzione sia avvenuta in occasione di un matrimonio. La maggior parte delle opere è riferita al Maestro di Griselda, un anonimo pittore, attivo alla fine del Quattrocento, che trae il nome da tre dossali con storie dell'omonima eroina, conservati alla National Gallery di Londra.
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