Steve McQueen
Nato a Londra, UK, nel 1969.
Vive e lavora fra Amsterdam, Olanda, e Londra.
Colmando le distanze fra arte e cinema, l’artista e regista inglese Steve McQueen è l’unica persona ad aver vinto sia un Turner Prize per le arti visive (1999), sia un Oscar per il miglior film (2014), per la sua regia di 12 anni schiavo. I suoi primi video degli anni novanta sono impareggiabili per la capacita di penetrare la distanza fra occhio e schermo fondendo, negli spettatori, i sensi della vista e del tatto. Girati in gran parte in bianco e nero, questi film muti incarnano la convinzione dell’artista che l’occhio umano sia una ferita aperta. Le opere successive evidenziano uno sviluppo verso l’uso calcolato del suono e del colore, oltre a essere più lunghe e a dimostrare maggiore organizzazione narrativa. Se i film di McQueen spesso espongono le conseguenze tardive del colonialismo e del razzismo, la persistente assenza di ogni riferimento diretto ai loro contesti ne limita le interpretazioni politiche dirette. È quindi responsabilità dello spettatore svelarne le implicazioni. Ashes (2014) racconta la tragica storia di un giovane pescatore delle isole Grenadine che McQueen aveva conosciuto nel 2002 girando un altro film. Nel nuovo lavoro utilizza spezzoni inediti che il direttore della fotografia Robbie Muller aveva girato nel corso di quel viaggio. Mentre l’obiettivo di Muller oscilla con la barca e le onde, il bello e giovane Ashes espone il proprio corpo al sole e alla macchina da presa. Nel 2010, al suo ritorno sull’isola, McQueen venne a sapere che il ragazzo del video era stato brutalmente assassinato dopo aver trovato sulla spiaggia un nascondiglio di droga. La colonna sonora del film è realizzata con la voce di due amici che raccontano la storia della morte violenta di Ashes, mentre gli spettatori si sforzano di identificare il vivace e giovane uomo sullo schermo con la vittima del crimine. Proiettato in un loop senza fine, il film sembra prolungare all’infinito la vita del protagonista, rifiutando apparentemente di lasciarlo passare dall’altra parte. Un altro filmato, proiettato sul retro dello schermo, mostra come i resti di Ashes siano stati traslati da una tomba senza nome al luogo del suo ultimo riposo. Se la seconda sepoltura rappresenta un passo avanti nell’elaborazione del lutto, le voci dei testimoni continuano a ossessionare gli spettatori, mettendoli a confronto con la tragedia di una vita perduta e sprecata.
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