La fantasia prorompente di Filippo Tibertelli, che volle assumere il cognome di de Pisis per rivendicare presunte ascendenze nobiliari, si mostra appieno in quest’opera, che ritrae l’incantevole località veneta di Asolo. De Pisis è figura fondamentale dell’arte italiana del ventesimo secolo. Egli apprende in modo sensibilissimo la lezione degli impressionisti e dei post-impressionisti, in particolare quella di Manet e di Utrillo. La rielabora quindi negli anni parigini per farne poi il suo segno assolutamente distintivo. Le sue creazioni sono caratterizzate da una grafia mobilissima e nervosa, e da un senso del colore spettacolare. Qui egli rappresenta una vivace giornata di provincia abbozzando tanti episodi diversi: i balconi fioriti ed annaffiati, il viavai degli abitanti, la coppietta che porta a passeggio il bambino, la sosta di un giovane e muscoloso ciclista. Le sagome dei portici e delle case riposano sotto il cielo macchiato di azzurro e di grigio, percorso dalle rondini da lui tanto amate. La composizione è intrisa di musicalità, poiché il tocco rapido suggerisce e al tempo stesso nasconde. La volontà di usare il colore nero come tinta fondamentale dà poi al quadro quella struttura comunque solida che trae la sua lontana origine dalla grande pittura veneziana, e che tuttavia si dimostra attualissima nel rappresentare la labilità e la fugacità del mondo, il suo sommesso ed elegante fruscio.