Sino al '19 aveva data tutta la sua opera alle amministrazioni
locali (era consigliere di una decina di comuni, dove possedeva
sue terre disperse) e all'organizzazione di sindacati e di
cooperative
le
Matteotti organizzatore: l'ossessione della semplicità, della
chiarezza, della praticità. Esemplificava nei particolari, proponeva
modelli di statuti, di regolamenti, parlando coi contadini come
uno dei loro. Trattandosi di fondare una cooperativa pensava a
tutto, consigliava, disponeva, dava l'esempio, dai modi di servire
al banco alla contabilità dei registri. La sua severità di ammini-
stratore era addirittura paradossale in un socialista : sentivi in tanta
rigidezza il padre conservatore. Così era diventato -- pur senza
mandati precisi - l'ispettore volontario di tutte le cooperative
e di tuite le leghe, l'incubo degli amministratori per la sua im-
placabile incontentabilità di spulciatore di conti e di bilanci, il
carabiniere dei facili e tolleranti impiegati. Così era il suo stile
di giornalista, prima che scrivesse gli articoli magistrali su temi
di bilancio nella Critica Sociale. Infatti anche nella sua educazione
economica non ebbe la disinvoltura italiana del progettista : prima
di studiare il bilancio dello Stato aveva lavorato per anni ai bi-
lanci dei comuni. Nella Lotta di Rovigo, dirett da Parini e da
Zanella si possono scorgere le sue preferenze di scrittore: articoli
brevi, facili, semplici. Un'idea sola, con dati precisi, con numeri
evidenti, preferibilmente senza polemiche, senza scandali. Un gior-
nale illeggibile per i pettegoli e per gli svagati che si dirigeva
al senso pratico e alla pazienza del contadino. C'era infatti del
contadino in questo signore che dovette assistere un giorno in
Rovigo dopo un comizio a una manifestazione violenta dei con-
tadini che gli gridavano: - Via da Rovigo! Va a Fratta!
Anche i socialisti si lamentavano, a Rovigo e ad Adria, che
egli non parlasse mai in città. Sembrava un insulto il fatto che
egli avesse preferito parlare a pochi contadini invece di tenere
una conferenza con ovazioni sicure al bel pubblico di città. Ma
egli non voleva essere l' oratore delle grandi occasioni. Non si
14 a
esaltava mai. Cominciava pedestremente. Poi l'argomento -
preparato sempre con accuratezza su un foglietto di carta, magari
in ferrovia, con la celebre matita che teneva appesa per una ca-
tenella all'occhiello della giacca - lo prendeva, e la voce ur-
tante, irritante, energica e rude squillava come per dominare.
Allora parlava da padrone, come chi non improvvisa mai.
Ma il suo posto era nei contraddittori. Si presentava, spesso
solo, non preceduto da soffietti, alieno da ogni coreografia. Seve-
ramente elegante, senza distintivi, senza cravatte rosse al vento:
Enrico Ferri trovava in lui il physique du rôle del conservatore.
Ma piuttosto appariva subito come il combattente pronto, energico,
sempre a posto, ragionatore freddo e sicuro, sempre. Nessuno
l'ha mai battutto in un contradditorio. Era sempre l'ultimo a
replicare. In Polesine ricordano ancora come smonto Pozzato,
deputato repubblicano, principe di oratoria forense. Tra il 1919
e il 1921, con le masse insofferenti, Matteotti esigeva che si
lasciasse libertà di parola a qualunque avversario, altrimenti non
interloquiva, ritenendo che si fosse recata offesa a lui. A Lendi.
nara, in un comizio essendosi levati i bastoni contro l'on.
Merlin, Matteotti gli fu scudo es' ebbe lui le legnate. Temevano
tuttavia gli avversari la sua audacia dialettica e preferivano la
fuga, come successe a Michelino Bianchi, candidato per gli agrari
nel '19 per la circoscrizione di Ferrara - Rovigo, che rifiuto
coraggiosamente il contradditorio a
Matteotti presentatosi solo in
un comizio del blocco.
Sdegnava le parate la febbre degli scioperi. Ma a Boara,
durante uno sciopero, quando si decise contro il suo parere di
cacciare i crumiri dell'Alto Veneto, e di aflrontare la forza pub-
blica che li proteggeva non si videro più i rivoluzionari, ma
primo tra tutti Matteotti, che pagava di persona anche in quel
caso, disciplinato e audace. Perciò la sua autorità fu sempre
grande tra le masse che sentono d'istinto il valore del sacrifi-
cio. I contadini dei paesi sperduti che egli visitava la domenica
invece di partecipare alle feste e ai banchetti di città non se
15