L’opera proviene dalla donazione del conte Alessandro Magnaguti, che a sua volta probabilmente la ebbe dagli Andreasi, la cui ultima discendente, Luigia, sposò nel 1780 Giovanni Battista Magnaguti. Del quadro non si conosce l’autore, anche se spesso lo si è ritenuto appartenente alla bottega dei Costa, ovvero di Lorenzo Costa il Giovane e di suo fratello Luigi. Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di una copia di un originale di qualità più alta ormai perduto. Sembra infatti che lo stile pur legnoso riecheggi modi di Giulio Romano, di cui esiste un disegno similare. Alcuni parallelismi sono stati tracciati con la Tradizione delle Chiavi, unico frutto oggi ancora esistente dell’operato di Luigi Costa. In ogni caso, occorre notare la contenuta drammaticità della tela. La mistica mantovana si erge sopra un cielo mosso da nuvole brune nell’atto di schiacciare con piglio imperturbabile ma deciso un Satana caprino e ferino. La coda di serpente del demonio si snoda come un arabesco a lambire le lontane montagne. A fianco di Osanna, un angelo dalle grandi ali sembra confortarla e sostenerla, immobilizzando a sua volta il nemico.