Per la pittura scomposta e di getto "Treccia bionda" è generalmente datata agli inizi degli anni Novanta dell’Ottocento, periodo in cui Boldini si era già trasferito a Parigi. La vaghezza del tratto risente, oltre che dell’esempio della coeva pittura impressionista, della conoscenza approfondita della tecnica chiaroscurale di Frans Hals, al quale Boldini si deve essere avvicinato durante un viaggio ad Amsterdam del 1876.
A differenza di molti ritratti femminili dell’artista, in cui la figura intera è funzionale a mostrare tutti i dettagli degli eleganti ed elaborati abiti delle ritrattate, in questo dipinto la figura è limitata al solo busto. Il volto ovale della fanciulla, di cui non conosciamo l’identità, emerge con forza nell’incarnato materico e corposo dai toni rosei; mentre lo sfondo e la veste si sfaldano, il primo in sfumature terrose e in una pittura pastosa a lunghe sciabolate di colore, la seconda in pennellate quasi trasparenti di tono madreperlaceo. Altri elementi cromatici di risalto sono la capigliatura biondo-fulva della donna, che dà il titolo alla tela, e il mazzo di piccoli fiori bianchi alle sue spalle. L’eleganza femminile aristocratica e preziosa, con cui Boldini ritrae il soggetto può essere assimilato a quello degli artisti della più eletta ritrattistica internazionale della high society, incarnata da pittori europei ed americani come John Singer Sargent, James Mc Neill Whistler, Giuseppe De Nittis, Max Liebermann, Franz von Lenbach e numerosi altri.