«Studiavo a Roma, alla “bottega” di Leoncillo, quando un giorno, passando con la vespa sul Lungotevere, mi fermai davanti ad alcune persone che stavano potando gli alberi. Senza rendermene conto chiesi se potevano regalarmi un tronco. Lo portai al mio studio di via Gregoriana, e così ho iniziato a fare queste cose di legno» (FICACCI, 2002, p. 14). Quello di Mario Ceroli verso questo materiale è un amore a prima vista, improvviso ma duraturo. L’impiego di tavole di legno
grezzo da imballaggio, sagomate in silhouettes rigorosamente non dipinte, diventa il tratto distintivo di tutta la sua produzione. I soggetti più frequenti sono figure umane moltiplicate, ma anche reinterpretazioni di opere d’arte del passato. Roma offre a Ceroli
un vasto repertorio a cui attingere, come nel caso di questa Bocca della verità, dove la bruciatura del legno riecheggia velatamente le scure venature tipiche dell’originale mascherone in marmo pavonazzetto. Testo di Cristina Antonia Calamaro BIBL: Mario Ceroli. Carte, a cura di L.Ficacci, Milano, 2002.