Souto de Moura non aveva neanche trent’anni quando costruì il mercato di Braga negli anni ottanta. Era una struttura diretta, composta da una grande lastra orizzontale di calcestruzzo appoggiata su un colonnato, e da muri di pietra. Sembrava una via di mezzo tra un’infrastruttura abbandonata e un’antica rovina recuperata. Già allora Souto de Moura era ampiamente fuori moda, avendo sviluppato un suo percorso individuale nel momento culminante del postmodernismo. Osservandolo oggi, un edificio così sembra normale, ma ci è voluto un architetto maturo e coraggioso
per resistere ai manierismi dell’epoca.
Nonostante il linguaggio architettonico sia riuscito a superare l’esame del tempo, le dinamiche della città hanno purtroppo intaccato l’uso del mercato: uno dei motivi principali di declino come spazio commerciale è stata la mancanza di un parcheggio.
Souto de Moura è stato quindi consultato per cercare delle alternative d’uso al suo mercato, trovate nella riconversione in uno spazio culturale. Colpisce molto la libertà con cui ha affrontato la sfida: invece di difendere nostalgicamente la sua opera prima, ha suggerito di demolirne il tetto. Con un’operazione inversa – grazie alla quale quella che un tempo sembrava un’infrastruttura diventa ora una sorta di rovina antica e i muri diventano un sostegno per usi nuovi – l’architetto ha saputo infondere nuova vita al luogo. Si tratta di una strategia fresca e originale che amplia la gamma di possibilità nel momento in cui serve “riciclare” un ambiente costruito. In un’epoca in cui le scelte formali servono a celebrare il potere e/o il denaro del cliente o, anche peggio, l’ego dell’architetto, è eccezionale sapere che esiste un architetto che attua ancora le proprie scelte sulla base di ciò che considera essere la risposta migliore alla domanda posta. Ci vuole un architetto coraggioso e maturo per ripensare un proprio lavoro con tanta libertà, non solo per limitarsi nella costruzione, ma addirittura per demolirlo così da soddisfare una richiesta. Il “meno” è il nuovo “più”.
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