In questo periodo così carico di ossessioni voglio dare corpo alla mia: il tempo, il mio tempo come essere umano. Come posso percepirlo rilevante nella scala immensamente grande del cosmo? Come posso conteggiarlo nella metrica dell'infinto? Come posso misurarlo se è in continua espansione? Sono domande che affronto quasi sempre in silenzio perché provocano spesso sensazioni di disagio e smarrimento nei miei interlocutori. Io, al contrario, vengo pervasa da un vera frenesia, da un desiderio impaziente di afferrare l’inafferrabile. Dunque, questo tempo, decido di seguirlo con un dito e ascoltarlo con un metronomo. Così è più facile: lo vedo e lo capisco. Io sono il mio tempo. Mi piace pensare a questo progetto come a un paradosso: svincolato ma conforme al continuum dello spaziotempo, alla linea di universo che ci abbraccia nelle sue quattro dimensioni. Nel futuro sarà un’azione dalla durata imprecisata. Questa è solo la prospettiva n°1.