«Croce Taravella utilizza il campo lungo per codificare la sua città ideale. Non cerca il dettaglio ma un’apertura panoramica sui luoghi prescelti, un vedutismo prospettico a fuga centrale, figlio di una concezione classicamente italiana», così afferma il critico Gianluca Marziani.
Città costruite come sovrapposizioni di piani nel quale le prospettive si moltiplicano e si perdono nell’infinito: nel momento in cui si segue una traccia prospettica improvvisamente ci si ritrova perduti in un altro punto.
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