Delle esperienze dell’attrizione del vetro [Macchina di Hawksbee]

In Francis Hawksbee, Esperienze fisico-meccaniche sopra varj soggetti contenenti un racconto di diversi stupendi fenomeni intorno la luce e l'elettricità producibile dallo strofinamento de’ corpi [... ] colle spiegazioni di tutte le macchine […] opera di F. Hauksbee, tradotta dall'idioma inglese, in Firenze, per Jacopo Guiducci e Santi Franchi, 1716.
Nel suo trattato Esperienze fisico-meccaniche […], il fisico e costruttore di strumenti, Francis Hawksbee (1660 –1713), documentò i suoi studi sull’elettricità. L’immagine, della Tavola VII, qui riprodotta, raffigura la macchina utilizzata per eseguire esperimenti sulle scariche elettriche. “Procurai un vetro di figura sferica, che fusse possibile, di diametro, e di lunghezza di circa sette dita. L’asse di questo vetro trovandosi parallelo all’orizzonte, ed essendone cavata l’aria contenuta, gli fu dato moto da una macchina di nuova invenzione. E gli effetti di questa, rispetto alla luce prodotta per l’attrizione di essa, furono assai simili a quelli delle precedenti esperienze. Ma quando fu lasciata rientrar l’aria, e fu dato come da principio il moto, e l’attrizione; restai sorpreso dall’esperienza d’una vivace vigorosa luce, continuata tralla punta del mio dito, ed il vetro. Non era solamente chiara, e visibile sopra il dito; ma di più pareva in una certa maniera, che percuotesse con qualche forza sopra di quello, essendo ciò facile a distinguersi al tatto, mediante una sorta di gentil compressione, benchè il movente corpo non ne fosse toccato per quasi la grossezza di un mezzo dito. Questa luce pareva che uscisse dal vetro con romore considerabile, non dissimile da una voce roca, quantunque alquanto più forte, ed era ben facile il distinguerlo da quello, che faceva nel lavorare la macchina, il quale non era piccolo.” (p. 43).