Questo mascherone zoomorfo, che serviva da portabattente in un contesto presumibilmente funerario, forma una coppia con un altro mascherone. Hanno entrambi un ampio spazio aperto agli angoli della bocca, dove veniva appeso un battente ad anello, e quattro forellini disposti a croce lungo la sagoma, che servivano a fissare l’oggetto al suo supporto. Le differenze fra i due pezzi consistono essenzialmente nell’inclinazione delle corna e nel numero di punte della “barba”. La maschera qui presentata ha i tratti del muso resi in rilievo, con elementi applicati quali le grandi corna biforcute che si dipartono sulla fronte: sono sinuose e appuntite, con una corta ramificazione superiore. Il mostro presenta grandi occhi sporgenti, folte sopracciglia, orecchie da suino, naso largo e schiacciato, enorme bocca aperta con dentatura in vista. Il muso è incorniciato da un’estremità appuntita in cima al capo, forse un terzo corno, e da sette punte analoghe disposte lungo la mascella.
La funzione apotropaica della maschera è mediata dall’espressione fra il triste e il bonario della creatura raffigurata. Un pezzo molto simile a questo appare solo in un catalogo di vendita (Sotheby’s, Amsterdam, 14.05.1997, n. 462), e non è ancora possibile stabilire il contesto archeologico preciso di questi mascheroni. Mostri con corna biforcute si trovano tra i portabattenti in metallo, come la coppia del palazzo imperiale nell'VIII secolo a Xi’an, o un pezzo rinvenuto in una tomba del X secolo in Sichuan.
Arti dello spettacolo: ti interessa?
Ricevi aggiornamenti con il tuo Culture Weekly personalizzato
Ecco fatto
Il tuo primo Culture Weekly arriverà questa settimana.