Kumbh Mela è una festa religiosa che si tiene ogni dodici anni in India. L’insediamento si prepara in due settimane al massimo e ospita un flusso totale di diciannove milioni di persone nei tre mesi di durata della festa, arrivando a un picco di sette milioni di persone presenti sul luogo nello stesso momento.
Si impara molto a partire dallo schema urbano della sistemazione dei servizi (templi, abitazioni, negozi, strutture sanitarie, polizia e amministrazione), passando a infrastrutture piuttosto sofisticate (ogni strada termina in un ponte sul fiume, massimizzando la connettività con il territorio), fino alla scelta appropriata e limitata di materiali (l’intera operazione è condotta con l’uso di soli cinque materiali riciclabili e facilmente disponibili). Alcune conoscenze di questa operazione quasi spontanea, ma coordinata, possono essere sfruttate quando si affronta il problema del rapido processo di urbanizzazione.
La capacità di terminare un insediamento di grande scala a una velocità incredibile e bilanciando comunque l’iniziativa individuale con la vita collettiva, è una grande lezione su come coordinare il bene comune e la logistica della costruzione dell’insediamento stesso.
In questo sta l’importanza della documentazione del team di Rahul Mehrotra che, oltre a catturare la ricchezza religiosa e culturale dell’evento, ha saputo ricavare alcune lezioni per le sfide urbane globali. Non è stata soltanto la frequenza del fenomeno che ha messo molta pressione all’impresa (se si fosse perduto qualcosa, si sarebbe dovuto aspettare altri dodici anni). Infatti la festa termina con il monsone, quando la pioggia e l’aumento del livello del fiume spazzano via l’intero insediamento, non lasciando alcuna traccia di un’occupazione così imponente del territorio. Questa condizione effimera potrebbe essere la lezione più importante per capire come occuparsi in maniera rispettosa del pianeta.