Il progetto affronta due temi importanti: il paesaggio, che è qualcosa che cerchiamo costantemente di preservare, e i rifiuti, che sono qualcosa che cerchiamo sempre di evitare. Il potere di questa proposta sta nell’integrare questi due aspetti in un’unica operazione.
Per qualche ragione, si associa l’architettura del paesaggio a un’arte decorativa applicata necessaria unicamente ad abbellire i dintorni e a dare piacere all’esperienza all’aria aperta. Invece, le forze e la scala con cui l’architettura del paesaggio opera hanno un impatto potenzialmente maggiore di quanto possiamo immaginare. D’altro canto, rifiuti e discariche sono considerati una minaccia sanitaria, il peggiore dei mali che le città possano creare e quindi l’oggetto perfetto per le proteste NIMBY (Not In My Back Yard, non nel mio cortile). Il progetto di Batlle i Roig incanala magistralmente il potenziale della disciplina di agire su una scala che l’architettura raramente è in grado di raggiungere. Su grandissime dimensioni, sfrutta una risorsa (i rifiuti) prodotta in tale quantità da non poter essere contrastata, ma solo dirottata. A rendere notevole questo progetto non è solamente il fatto che sia basato su una conoscenza altamente specifica e tecnicamente qualificata, ma anche la sua capacità di creare un nuovo paesaggio, al contempo elegante e preciso. Nel problema (le grandi quantità di immondizia) c’è un potenziale vantaggio: un possente spazio pubblico di rilevanza geografica.
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