“Sotto le apparenze di Flora è naturalmente effigiata in questo marmo una donna distinta per la grandezza de’ suoi natali […]. Il panneggiamento è nobile, ricco e ben condotto. La testa è scolpita con delicatezza, e con molto studio lo sono i capelli” . Così riportava Pietro Vitali, noto antiquario del XIX secolo, dopo aver ammirato il manufatto nel Museo Torlonia – all’interno del palazzo omonimo - sito in piazza Venezia a Roma.
La nostra statua, infatti, ebbe una storia tanto affascinante quanto tormentata. Probabilmente opera della bottega di Bartolomeo Cavaceppi, scultore e restauratore romano del XVIII secolo, la statua verrà presa in custodia – dopo la sua morte – da Vincenzo Pacetti, andando a costituire il primo nucleo del già citato Museo Torlonia. Successivamente, del prezioso oggetto si perderanno le tracce e l’ultimo ad attestare la sua presenza in Roma sarà proprio Pietro Vitali, almeno fino alla sua recente “scoperta” nell’androne del Museo Accorsi-Ometto.
La statua, in realtà un falso d’autore, presenta una errata combinazione tra testa di II secolo d.C. e busto del secolo successivo tagliato all’altezza della cintura (la visibile frattura sul collo comprova l’originaria distinzione tra le due parti). In epoca romana, esclusivamente le donne della famiglia imperiale dettavano la moda: ed infatti ritroviamo lo stesso abbigliamento e la stessa tipologia di acconciatura – lunghe trecce avvolte a turbante sulla nuca e alta impalcatura di riccioli posticci sulla fronte – in numerosi ritratti di dame di corte dell’epoca di Traiano (98-117 d.C.) e di quello del successore Adriano (117-138 d.C.) .
Il bouquet di fiori all’altezza del seno e la mano destra recante un mazzolino sono sicuramente un’aggiunta più tarda, rispondente ad un gusto tardo-rococò .