Chris Ofili
Nato a Manchester, UK, nel 1968.
Vive e lavora a Trinidad e Tobago.
Chris Ofili appartiene a una generazione di artisti d’avanguardia nota come YBA (Young British Artists), emersa a Londra negli anni novanta. Il lavoro di Ofili integra riferimenti pop con l’estetica della diaspora, ed è caratterizzato da un trattamento virtuoso del mezzo pittorico e dall’uso frequente di un materiale piuttosto inconsueto: lo sterco di elefante. Ofili ha scoperto questo materiale nel corso di un viaggio di formazione in Zimbabwe nel 1992, durante il quale ha trovato ispirazione anche negli astratti disegni tratteggiati creati dai pittori rupestri della popolazione San. Nella sua opera più famigerata e controversa, The Holy Virgin Mary (1996), ad esempio, uno sfondo luccicante di pittura dorata e un collage di frammenti pornografici circonda la Vergine, presentata come una donna nera feconda che guarda con occhi spalancati verso l’osservatore, mentre il fluente abito blu si apre per rivelare una palla di sterco di elefante smaltata al posto del seno.
Gli spettatori che riescono a guardare oltre lo scioccante uso creativo degli escrementi animali da parte di Ofili, vengono ricompensati da una stupefacente riscoperta del mezzo scelto. Le superfici decorate, le composizioni psichedeliche e una sofisticata assimilazione della teoria dei colori completano la sua vasta gamma di soggetti e motivi figurativi. Accanto alla ludica e ironica appropriazione dell’arte africana e dell’estetica hip-hop, molte delle sue opere rendono omaggio a icone nere internazionali, tra cui le immagini di James Brown, Miles Davis, Muhammad Ali e Nelson Mandela, che campeggiano in tutta la serie Afrodizzia. Temi politici contemporanei sono anche evidenti in opere più sobrie come No Woman No Cry (1998), che rende omaggio all’adolescente londinese Stephen Lawrence, assassinato in un atto di violenza razzista nel 1993, e a sua madre Doreen Lawrence, che si e impegnata con successo per far aprire un’inchiesta sulla fallita indagine per omicidio.
Più di recente, il lavoro di Ofili ha iniziato a relazionarsi alla storia della pittura occidentale, con allusioni all’opera di Henri Matisse, Paul Gauguin e Mark Rothko. La serie commissionatagli dalla National Gallery e dalla Royal Opera House di Londra include motivi ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, accantonando le linee tratteggiate e gli schemi dinamici dei lavori precedenti a favore di grandi bagni di colore in tinte-gioiello che si fissano in piatte composizioni illustrative. Una serie di nuovi dipinti di Ofili e in mostra alla Biennale di Venezia.
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