Pervenuta nelle collezioni del Museo grazie al lascito di Sigismondo Ala Ponzone, la tavoletta è rimasta a lungo nell'anonimato, finchè Alfredo Puerari nel 1951 non l'ha resa nota come opera di Arcimboldi. Da allora ha riscosso un forte interesse da parte degli studiosi che così trovavano conferma della produzione di teste reversibili ricordata nella storiografia e negli inventari della corte rudolfina.
Il dipinto appartiene al genere capriccioso, o rabisch, infatti da semplice natura morta di ortaggi contenuti in una coppa, ruotandola di 180 gradi diviene un divertente ritratto.
Le riflettografie eseguite da Mario Lazzari evidenziano la presenza di una precedente ideazione con la coppa e gli ortaggi disposti in modo diverso, inoltre permettono di escludere che i segni presenti sulla coppa costituiscano una possibile firma "Arcimboldus", diversamente da quanto in passato era stato ipotizzato.
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