MARIA LUISA BOCCIA
er la mia generazione gli anni '70 se
grano il passaggio alla maturità, ridi-
segnando i rapporti privati e pubblicitra donne
e uomini, e sopratutto tra donne, lungo linee
inedite. La prospettiva con la quale vorrei guar
dare agli anni '70 è quella che considera i movi-
menti non in quanto espressione di figure
ciali, vecchie o nuove, ma come portatori di una
differenza politica, di un inedito punto di vista
sulla storia e la società italiana. In questo senso.
giovani e donne non rappresentano due gruppi,
due tipologie di identità e aggregazioni colletti-
ve, tra molte altre, nella sempre più frastagliata
galassia sociale Sesso e generazione non sono
qui considerati come segnenti di un'analisi so
cio-politica basata sul paradigma del plurali-
smo sociologico, quanto come soggetti politici
che hanno interagito entro un comune conte-
sto e tra i quali si è posto un problema di allean-
convergenza, per motivi non con-
2.1, possibile
14 il manifesto
i movimenti degli anni 70 esprimono do-
mande di modernità maturate nelle pieghe pro-
fonde della società, nei suoi costumi e stili di vi-
ta, e che premono su di un abito istituzionale
troppo stretto? O viceversa, danno voce a una
critica della modernità contrassegnata da para
dossi e contraddizioni, e si mobilitano non per
adattare un sistema istituzionale arretrato a
una nuova realtà sociale, ma per inciderla con
un proprio autonomo segno?
Trovo pregnante la chiave di lettura propo
sta da Nicola Gallerano per il '68 (in/giovani
prima della rivolta, manifestolibri, 18), ma che
può essere adottata per l'intera stagione dei
movimenti. Secondo Gallerano per comprende
re appieno l'evento-movimento in tutta la sua
rilevanza non dobbiamo ridurlo alle sue cause,
cioè all'insieme di condizioni, economiche, cul-
turali e politiche che lo hanno generato. Lo svol-
gersi dei movimenti - il chi, il come e il dove, le
azioni e reazioni che ne scandiscono le vicende
- sopravanza le caratteristiche del contesto sto
rico in cui si collocano, e nelle quali, dunque,
non può essere racchiusa la natura dell'evento.
Viceversa comprendere il presente del movi-
mento è la prima condizione per valutare se e
come quella stagione ha inciso sui rapporti tra
passato e futuro. Se ha contribuito a fare la sto
ria della Repubblica e non ne è stata solo una
manifestazione.
Donne e giovani sono stati protagonisti di
movimenti tra loro prossimi, pur nella distin
zione, e perfino nel conflitto, perché l'uno e l'al-
tro hanno operato un taglio rispetto alle forme
di soggettività, alle culture e alle pratiche politi
che della storia da cui pure provengono, e che
appassionatamente rivisitano. E tuttavia su
CULTURAL
La costola
di Eva
La differenza politica: donne e uomini negli anni Settanta. Il
contributo di
Maria Luisa Boccia al convegno che si apre oggi a
Roma sulla «Trasformazione incompiuta». Secondo
appuntamento del ciclo di incontri su «L'
Italia repubblicana»
modi di esistenza che non scindono privato e
pubblico, e fanno della vita una sorta di «impa-
Sylvia Sleigh, Soho 20 Gallery, 1974
balità dei problemi è una finzione finché gli uo
mini manterranno il monopolio non solo della
tra la donna e il giovane. Proprio colei che inau-
gura la forma püs scandalosa di autonomia e
giovedi 22 novembre 2001
donne, per uscire dalla crisi della società ma-
schile. Viceversa l'autonomia del movimento
quella che io chiamo la differenza politica -
muove dalla constatazione che non possiamo
cedere ad altri la funzione di sommuovere l'or
dinamento della struttura patriarcales. A fronte
dell'uguaglianza politica oggi disponibile, si po
ne la domanda ci piace, dopo millenni, inse-
rirci a questo titolo nel mondo progettato da al-
tri? Ci pare gratificante partecipare alla grande
sconfitta dell'uomo?
Ma è rilevante considerare che la scelta di
non prender parte comporta innanzitutto di
la mobilitazione politica di massa, delle forme
muoversi su un altro piano rispetto a quello del-
di aggregazione, dell'individuazione degli obiet
tivi e dei mezzi per perseguirli, insomma di tut-
to ciò che dà vita alle identità collettive che, abi-
tualmente, definiamo movimenti. Possiamo
ritenere che proprio l'ambivalenza delle prati
che con le quali il femminismo si presenta nella
scena pubblica, agendo per un verso come mo
vimento di massa e per altro verso creando un
diverso spazio, quello dei gruppi e luoghi sepa
ratisti, abbia contribuito non poco a far fallire
l'alleanza tra con i giovani.
Eppure almeno su un aspetto cruciale vi è
stata convergenza, ed è stato incrinato l'ordine
sociale e simbolico che fissa le identità di sesso.
Per donne e uomini, infatti
, la presenza del pun-
to di vista femminile ha significato disordinare i
rapporti pubblici e privati, a partire dai bisogni
e desideri della persona singola, mettendo in
Crisi la logica bipolare su cui poggia, da sempre,
la nostra civiltà. La conseguenza principale di
questo disordinamento è stata quella di minare
le basi del pensiero oggettivo (Manuela Fraire,
ll movimento delle donne, Quaderni Pia-
centini, 96). Sono cioè saltati i presupposti del
l'approccio scientifico nel sapere e dell'universa-
lismo etico-politico nell'organizzazione della vi-
ta e dei rapporti nel mondo. Ed è per questo che
la politica delle donne travalica l'emancipazione
femminile, non mette a tema questioni delle e
per le donne, ma introduce nel fare politica
contenuti e forte espressive che erano stati re
legati nell'ambito individuale e impolitico. Ho
detto che il punto di vista femminile muove dai
bisogni e dai desideri delle singolarità; preso sul
serio questo comporta di raclicare la politica
nella dimensione esistenziale. Se è qui la sua di-
rompente potenzialità trasformatrice, è però
anche un ostacolo a tradurre questi bisogni e
desideri in un progetto politico sul quale co-
struire la visibilità pubblica del movimento. Co-
me soggetto politico il
femminismo si trova ad
affrontare il paradosso di voler portare a co
renza vissuto e storia, tra soggettività e realtà
oggettiva. Non riuscendo a risolverlo si divide
nelle pratiche Una parte del mwimento punta