politici se per un verso è stato indubbiamente l' elemento caratterizzante, per altro verso
ne costituirebbe anche quello più fenomenico, nient'affatto esaustivo della loro reale
incidenza.
L'ipotesi interpretativa di Gallerano mi aiuta a mettere in evidenza in cosa consiste la
differenza politica dei movimenti, dove e come si è formato un differente punto di vista
sulla realtà sociale, sulla storia che ha alle spalle, sulle sue prospettive. Una differenza che
non è riducibile a sintomo di una crisi di vecchi assetti istituzionali, o di squilibrio tra la
modernizzazione sociale ed il blocco del sistema politico, ma che ha agito e nominato la
crisi di un ordine di rapporti complessivi, economico-sociali, culturali e politici, pubblici e
privati.
Donne e giovani sono stati protagonisti di movimenti tra loro prossimi, pur nella
distinzione, e perfino nel conflitto, perché l'uno e l'altro hanno operato un taglio rispetto
alle forme di soggettività, alle culture e alle pratiche politiche della storia da cui pure
provengono, e che appassionatamente rivisitano. E tuttavia su questo taglio giovani e
donne, conflitti di sesso e conflitti generazionali, anche divergono o si giustappongono.
E' questo doppio movimento, <<della contaminazione e della differenziazione>> che ha
caratterizzato il decennio, risolvendosi a vantaggio della differenziazione; ed è questa
anche la traccia più pregnante per rileggere oggi la rottura che allora si produsse
(Dominijanni). Per capire cioè perché è stato mancato il piano di un'alleanza durevole tra
la donna ed il giovane, proprio in un contesto che vede ad un tempo un' estesa e
approfondita critica delle forme politiche tradizionali ed una forte visibilità politica del
soggetto femminile.
In realtà poco o nulla quel doppio movimento è presente nelle letture dei movimenti,
caratterizzate invece da due pregiudizi entrambi fuorvianti. Il primo è quello <<della costola di adamo>> che considera il movimento delle donne una parte del tutto, una
specificità derivata e dipendente dai movimenti collettivi, primo tra tutti il Sessantotto;
l'altro è quello << dell' affiancamento >> che attribuisce pari dignità e rilevanza a tutte le
diversità, presenti e future, attive o latenti, riconducendole ad un unico ed
omogeneizzante modello politico. L'uno e l'altro criterio comportano un depotenziamento
della differenza politica, ed impostano in modo sbagliato il problema delle relazioni di
sesso e di generazione: tra uomini e donne all'interno della stessa generazione, e tra
generazioni diverse di donne e di uomini, riguardo ai rapporti tra l'uno e l'altro
movimento.
L'ipotesi dell'alleanza, prima ricordata, poggia al contrario sulla disparità tra la
donna ed il giovane, rispetto alla politica, ed in particolare ai conflitti tra libertà ed
autorità. Disparità che ha una precisa causa, poiché la differenza femminile, esclusa
storicamente dalla politica, quando vi accede ne mostra paradossi, limiti e contraddizioni.
E dunque la rivolta del giovane non potrebbe che trarre vantaggio dal riconoscere la
posizione asimmetrica della donna e del conflitto di sesso. Detto altrimenti l'alleanza tra
la donna ed il giovane, o tra i loro movimenti, dovrebbe vedere rovesciate le loro
posizioni: non più la donna a fianco dell'uomo, accomunata nelle identità di popolo,
classe, razza, età, o quant'altro; ma l'uomo giovane che si rivolge alla donna, vedendo in
lei non la compagna del patriarca, a lui sottomessa, e per la quale entrare in competizione,
ma << l'interiore nemico >> dell'autorità simbolica e sociale e della conseguente
assegnazione di identità e di ruoli.
A fornirci le coordinate di una possibile alleanza è
Carla Lonzi, in Sputiamo su
Hegel, il suo scritto più celebre, del 1970; e nel farlo traccia anche un discrimine
significativo tra due diverse modalità di rivolta giovanile. <<la donna che rifiuta la famiglia, il giovane che rifiuta la guerra>>, scrive Lonzi, costituiscono <<due colossali smentite>> dell' autorità e dell'ordine patriarcale. Il giovane intuisce il riproporsi nella
guerra <<dell'antico diritto di vita e di morte del padre sui figli>> e manifesta nelle
istanze anarchiche, in un «< no globale, senza alternative >> il conflitto con il modello
patriarcale. <<la virilità rifiuta di essere paternalistica, ricattatoria>>, ma la rivolta resta
velleitaria se non si rivolge alla donna, al suo alleato storico.
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