Achille Perilli, pittore dedito alle ricerche sull’astrazione, ha da sempre affiancato la
sua produzione artistica alla formulazione sistematica dei suoi pensieri in numerosi
scritti teorici. Argomento ricorrente nelle sue riflessioni è la geometria, che l’artista
avverte come un paradosso in cui è possibile l’incontro delle leggi del calcolo
e dell’ottica con gli “smottamenti della memoria sulla percezione visiva”, sviluppando
una personale “teoria dell’irrazionale geometrico”, con cui titola un suo saggio
del 1982. Questo testo costituisce un quadro teorico indispensabile per la lettura
delle opere più recenti, nelle quali Perilli elegge l’organizzazione geometrica dello spazio come protagonista incontrastata del campo visivo. La traversia della geometria
racchiude in nuce queste speculazioni in cui la mente si perde mentre l’occhio
segue l’accurata gestione pittorica del segno che scandisce marcatamente brillanti
campiture di colore (cfr. PERILLI, 2000, pp. 139-146). Testo di Cristina Antonia Calamaro