Paesaggio fa parte dei dipinti dedicati all’Adda, al luogo dove il pittore è nato ed è vissuto per gran parte della sua vita.
Il dipinto è costruito lungo una linea orizzontale, forse l’orizzonte, forse la demarcazione tra terra e acqua. Non c’è prospettiva, una vitale e lussureggiante esplosione cromatica di gialli, di rossi e soprattutto di verdi crea una sorta di parete vegetale che si espande in un continuum spaziale.
Morlotti è distante dall’idea di paesaggio ottocentesco, il suo è il paesaggio moderno, è lo spazio dell’organico che moltiplica le dimensioni e non è misurabile.
La realtà naturale è sostituita da una individualità di tono, di poesia, di essenza, per rendere quello “spirito profondo che anima un luogo e che mentre lo fissa nel tempo lo sottrae al tempo, mentre ne coglie la momentaneità lo immette nella durata, e lo fa fuggitivo ed eterno, unico e generale, il luogo in sé e il luogo in assoluto” (Roberto Tassi).
Morlotti non descrive la natura, ma vi si addentra. Si immerge nel divenire delle cose, nella ritualità ciclica delle stagioni, partecipa alla germinazione della vita, per coglierne un frammento di extratemporalità, un archetipo.
Il dipinto è quindi uno strumento di conoscenza di sé e del mondo ed è l’esperienza panica, l’emozione visiva, il “vedere nuovo” che stimola un rinnovamento linguistico compositivo.
Si innesca un processo per cui la materia organica coincide con la materia pittorica magmatica; la materia ha un valore strutturante e i pigmenti di luce trasformano gli effetti plastici in effetti pittorici.
L’emozione provocata dalle cose spinge Morlotti a procedere per semplificazioni, in modo più diretto, arrivando alla liricità della materia con esiti avvicinabili a quelli dell’Informale materico, ma legati alla tradizione lombarda di matrice espressionista.
Nel 1954 espone alla Biennale di Venezia e con Paesaggio è vincitore del Primo Premio al V Premio Nazionale di Pittura Città di Gallarate del 1955, nella cui giuria erano presenti, tra gli altri, gli amici critici Francesco Arcangeli e Marco Valsecchi. (GF)
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