La scultura, che prende ispirazione dal poemetto Lara di Lord Byron, fu presentata da Grandi all’Esposizione di Brera del 1873. La scultura in marmo, di cui la GAM conserva il modello originale in gesso, destò un infiammato dibattito critico. Fu apprezzata dall’accademico Domenico Induno e criticata duramente dallo storico dell’arte Giuseppe Mongeri: «allorché noi la vedemmo per la prima volta ci parve di essere trasportati in mezzo d’uno di quei cataclismi delle prime età geologiche, in cui tutte le sostanze granitiche, metalliche, gazose sono un miscuglio in istato di ebullizione». Anche il noto scrittore e architetto Camillo Boito espresse un giudizio negativo sulla scultura ritenendo eccessivamente artificiosa la tecnica del giovane artista condotta «a colpi di scarpello furiosi nell’apparenza, ma travagliosi nella sostanza e non meno bugiardi». Pur accostandosi al linguaggio pittorico di Tranquillo Cremona, lo stile del giovane artista non lo convinse portando Boito ad affermare: «Il Cremona ci piace e il Grandi no».
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