Dal 1351 al 1481 il monastero di Densatil fu la principale sede del potere temporale e spirituale in Tibet. I suoi tesori artistici erano famosi in tutto il mondo buddhista e particolarmente famosi erano i suoi diciotto grandi 'stūpa' rivestiti di piastre e statue di rame dorato. Dopo la Rivoluzione Culturale restano soltanto rovine a testimoniare l’antica presenza di quello che fu uno dei più importanti centri del patrimonio artistico della regione himalayana.
La statua del 'lokapāla' Virūḍhaka, il Re Celeste guardiano del Sud, fa parte di un gruppo di quattro sculture - di cui una appartenente alle collezioni del Museo Guimet di Parigi - che hanno tutte dimensioni simili (da 68 a 73 cm di altezza) e mostrano strette analogie iconografiche e stilistiche. Del tutto simili sono i dettagli della corazza, i medaglioni con turchesi e coralli incastonati, le acconciature e le corone, gli stivali di tipo mongolo e cinese, le teste di leone sulle spalle. Il grande pregio della statua qui riprodotta va riconosciuto, più che nel suo effetto decorativo, nelle qualità estetiche della scultura: nel volto potente ed espressivo, nel modellato del corpo, nell'articolazione delle mani, nel trattamento della capigliatura, nei valori plastici della corona. Pur trattandosi di un'iconografia tipica della Cina e dell'Asia centrale, la scultura rivela importanti caratteri stilistici importati da secoli in Tibet da quegli artisti Newar della valle di Kathmandu che avevano contribuito in modo fondamentale alla creazione di un'arte nazionale tibetana.
I lokapāla sono i quattro Guardiani del mondo o delle direzioni dei punti cardinali. Il nome Virūḍhaka significa “Colui che ingrandisce” o “Patrocinatore di crescita”.
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