Nella tensione verso l’identificazione assoluta con un modello classico si presenta Casa di Lucrezio, 1981-1984, un’opera realizzata in sette varianti. Nell’esemplare in collezione, la frammentazione in quattro parti di una tavoletta in gesso, su cui è inciso il disegno di un labirinto, rinvenuto in una colonna nell’abitazione di Lucrezio a Pompei, è abbinata a quattro calchi, due interi e due in frantumi, possibili sembianze del poeta latino, posizionati su altrettante basi. Secondo il pensiero di Paolini è nei frammenti, tracce di possibili forme di corpi inafferrabili, che possiamo intravedere la pienezza della bellezza classica, la sua perfezione formale e intellettuale. L’artista si confronta con il poeta secondo una dialettica autoriflessiva alimentata dalla frantumazione, dal doppio, dalle immagini speculari, quali cifre stilistiche per l’ideazione di un’architettura scenica. Dietro una facciata geometricamente ordinata e oltre la nitidezza razionale dei contenuti, le sue opere rivelano un’intrinseca anima labirintica, uno spazio vuoto che supera i limiti fisici del quadro e che scuote l’enigmatica quiete delle sue composizioni.
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