Pervenuto alla collezione dell’Istituto di credito cesenate nel 1987 dopo essere passato a un’asta romana di Finarte nell’anno precedente, il dipinto svolge il tema, piuttosto ricorrente nella produzione dell’artista, della Maddalena con i simboli della penitenza (flagello e teschio accanto al consueto vasetto degli unguenti) in una sorta di deliquio estatico davanti all’estasi con l’apparizione della croce sostenuta da due angeli, nel contesto di un paesaggio caro all’arcadia, delimitato lateralmente da cespugli, con le cascatelle di un ruscello sul fondale di alture collinari. L’invenzione risponde alla poetica classicistica del- l’artista bolognese, esponente di un purismo che nella Scuola bolognese trova i precedenti in Carlo Cignani e prima ancora in Domenichino e Francesco Albani; ma l’esecuzione rivela cedimenti, proprio nelle figure della Maddalena e del putto che le sostiene delicatamente il capo, indizio evi- dente che all’esecuzione hanno preso parte collaboratori, forse quel Giacinto Garofalini che fu tra i più fedeli imitatori della maniera di Marcantonio Franceschini. Qualche rapporto sembra inoltre istituirsi con la serie delle Quattro stagioni dipinte dal maestro bolognese nel 1716, con l’aiuto degli allievi, per il principe di Carignano, ora conservate nella Pinacoteca Nazionale di Bologna; osservazione che induce a formulare un’ipotesi di datazione attorno al 1715-1720.
Visual arts: ti interessa?
Ricevi aggiornamenti con il tuo Culture Weekly personalizzato
Ecco fatto
Il tuo primo Culture Weekly arriverà questa settimana.