L'impeccabile rigore nella definizione prospettica dello spazio è verificabile in questa pala, anticamente provvista di una lunetta con il Padre Eterno benedicente tra teste di cherubini. Per la nitida osservazione del reale e l'evidenza geometrica dei volumi il dipinto ricorda le pale vicentine della fine del Quattrocento, specialmente quelle di Bartolomeo Montagna. Nella seconda metà dell'Ottocento era conservata nella collezione dei conti Ferniani di Faenza, dove fu studiata e disegnata da Giovanni Battista Cavalcaselle.
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