La Rocca in apparenza si muove entro i confini dell’iperrealismo, ovvero di quella corrente artistica che presenta una puntigliosa descrizione della realtà, eccedendo tuttavia in dettagli e trasformando il quadro in una specie di iper-fotografia. Nascono così alcuni ritratti cinematografici che rappresentano e reinventano dive recenti dello spettacolo, ad esempio Uma Thurman. Sono però immagini fintamente didascaliche, in realtà attraversate da una specie di pulviscolo cosmico e da interferenze elettroniche che agitano come acqua increspata le fisionomie dei personaggi. In seguito, la ricerca di La Rocca muove verso la rappresentazione dell’esistenza e della morte, trasponendo pittoricamente fotografie mediante un processo creativo quasi alchemico. In questo ritratto, la fugacità della presenza dell’uomo si scontra con lo sfondo percorso dai dettagli industriali. Passando attraverso il filtro di una rappresentazione mediatica più o meno corrente, la creazione dell’artista trasmette alla fine un resto fantasmatico, quasi un’ombra dell’ombra di un’immagine di repertorio.