L’impianto iconografico di questa tela è mutuato dalla tradizionale immagine sacra della “Vergine con Bambino” e godette di grande fortuna nel corso dell’Ottocento. L’opera, seconda versione di una serie di tre dedicate al tema dell’Amor materno, fu protagonista di una vicenda legale in merito ai diritti di riproduzione dell’immagine che vide coinvolto Tranquillo Cremona e il proprietario della prima versione, Ulisse Borzino, fondatore di un’attività di vendita di oleografie tratte dalle opere degli artisti contemporanei più in voga.
Questo secondo dipinto si distingue dall’originale, anch’esso di proprietà della Galleria d’Arte Moderna, per una scala cromatica di maggiore luminosità e per lievi variazioni nella posa e nelle espressioni delle due ritratte. La madre rivolge alla figlia uno sguardo amorevolmente preoccupato, mentre la bimba guarda distrattamente altrove. La forte componente psicologica e sentimentale della composizione facilita il coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Il linguaggio scapigliato raggiunto da Cremona nella maturità, derivato dalle sfaldate atmosfere di Ranzoni, è modulato da vibranti tonalità cromatiche ed elaborate destrutturazioni pittoriche.
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