Maria Eichhorn
Nata a Bamberga, Germania, nel 1962.
Vive e lavora fra Berlino, Germania, e Zurigo, Svizzera.
La produzione artistica di Maria Eichhorn sfida spesso le forme commerciali, impegnandosi in azioni dirette che sovvertono la logica delle istituzioni artistiche ed economiche. Nei suoi primi progetti, l’artista ha utilizzato i budget che aveva a disposizione per le mostre per acquistare un lotto di terreno a Munster, in Germania; per finanziare i restauri della Kunsthalle Bern, in Svizzera; e per fondare una società per azioni il cui patrimonio doveva restare fermo. Questi atti hanno comportato procedure legali che l’artista ha meticolosamente documentato con pubblicazioni e video, da lei utilizzate per diffondere il proprio lavoro e farlo circolare in modo dialogico, anziché nel circuito dei mercanti d’arte.
Un suo progetto, Curtain (1989-2014), comprende dieci tende, realizzate nell’arco di venticinque anni, in occasione di diverse mostre. Se all’inizio del progetto Eichhorn stabiliva i colori e la loro disposizione, non era possibile sapere in anticipo se le tende sarebbero poi state esposte o installate. Questo lavoro è stato una sorta di orologio della vita e della carriera dell’artista. Trattandosi di interventi architettonici generici, le tende attivano le caratteristiche latenti dell’ambiente nel quale sono inserite e ne nascondono altre.
Per la sua installazione alla Biennale di Venezia, Toile/ Pinceau/Peinture, Leinwand/Pinsel/Farbe, Tela/Pennello/ Colore (Canvas/Brush/Paining), Eichhorn invita i visitatori a realizzare un dipinto monocromo con uno dei 176 colori prescelti. Il nome del pittore e la data di realizzazione dell’opera vanno trascritti sul retro di ciascuna tela. Questo compito sembra comportare un lavoro puramente meccanico, eppure i dipinti realizzati in precedenza con questo sistema hanno rivelato come molti partecipanti riescano a trovare un modo per esprimersi creativamente anche nei confini ristretti dell’esercizio.
Nel suo video Militant (2011), Eichhorn affronta inoltre la tensione fra lavoro creativo e meccanizzato: una ragazza americana legge il capitolo Militante dal libro Impero di Antonio Negri e Michael Hardt (2000), un capitolo che tratta dei rapporti fra capitalismo, violenza e lotta rivoluzionaria. Nel libro gli autori si rifanno alla leggenda di san Francesco d’Assisi e al suo rifiuto di “ogni disciplina strumentale”, per tracciare la “vita futura della militanza comunista”, eppure la loro insistenza sulla resistenza creativa indica, in fondo, l’importanza del ruolo politico degli artisti.